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Infiltrazioni mafiose a Reggio Calabria, il pressing del Viminale

La Prefettura sui rapporti tra il sindaco e il genero del boss: iter non partito, servono almeno 45 giorni

Infiltrazioni mafiose a Reggio Calabria, il pressing del Viminale
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«La norma sullo scioglimento del Comune recita esplicitamente il reato di scambio elettorale politico mafioso come precondizione. Il conto alla rovescia è partito ma i tempi non saranno così stretti». L'iter per l'istituzione della Commissione di accesso per il Comune di Reggio Calabria non sarebbe ancora iniziato, dicono fonti vicine alla Prefettura reggina, ma dopo che l'inchiesta Ducale della Procura ha disvelato le mire della cosca Araniti sull'amministrazione guidata da Giuseppe Falcomatà, indagato per il reato previsto dall'articolo 416ter del codice penale, l'attenzione del Viminale e della commissione Antimafia si sarebbe fatta più stringente, tanto che il ministero dall'Interno starebbe cercando di accelerare la procedura chiedendo lumi in Prefettura.

«La vicenda rimane all'attenzione del prefetto Clara Vaccaro attraverso una costante attività di monitoraggio e di interlocuzione con le autorità competenti», è lo scarno comunicato uscito ieri mattina, dopo che un sito di informazione locale ha confermato le anticipazioni del Giornale sul possibile commissariamento. Una sterzata necessaria dopo i legami emersi tra il primo cittadino e Daniel Barillà, rampante dirigente del Pd locale genero del boss di una delle principali famiglie di 'ndrangheta, che sarebbe stato omaggiato anche da un consigliere comunale Pd il cui destino elettorale dipendeva dal ballottaggio, vinto - è l'ipotesi che emerge - anche grazie due distinti episodi di brogli elettorali manovrati dalle cosche e dall'ex delfino del primo cittadino, Antonino Castorina, a processo con queste gravissime accuse. A urne aperte il massmediologo Klaus Davi, in corsa per il Comune ma escluso per un pugno di voti, aveva lamentato gravissime irregolarità ai seggi. Secondo i pm che hanno captato le conversazioni degli indagati e dello stesso sindaco («Danielino, devi darmi una grande mano», dice Falcomatà), il rapporto di reciproca utilità tra le persone vicine alla 'ndrangheta e i politici a caccia di consensi si sarebbe sublimato in alcuni incarichi pubblici sponsorizzati dagli indagati. «È chiaro che per leggere la mole di carte serve del tempo - fanno sapere fonti vicine alla Prefettura, un commissariamento non può basarsi solo su indiscrezioni di stampa». Da qui la necessità di tempi più lunghi, almeno 45 giorni.

Il centrodestra cittadino (e una parte della sinistra) reclama le dimissioni di Falcomatà, su cui si allunga (ma non solo su di lui) lo spauracchio dello scioglimento per mafia e della successiva incandidabilità prevista dall'articolo 143 comma 11 del Testo unico sugli Enti locali per «gli amministratori che, con il loro comportamento, abbiano contribuito allo scioglimento dell'organo consiliare a causa di infiltrazioni criminali all'interno dell'istituzione

locale». Intanto giovedì arriva a Reggio la commissione Antimafia presieduta da Chiara Colosimo, interessata alle mancate elezioni a San Luca, paese simbolo delle cosche. Ecco perché sarebbe meglio staccare la spina subito.

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