Investe e uccide un marocchino. "Aveva rubato il cellulare al figlio"

Un 43enne in cella per omicidio volontario: «Sono pentito»

Investe e uccide un marocchino. "Aveva rubato il cellulare al figlio"

È stato arrestato con l'accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi l'uomo di 43 anni che due sere fa ha investito e ucciso un ragazzo marocchino di 24 anni ad Imola.

Secondo quanto ricostruito l'investitore già nei giorni scorsi aveva avuto una discussione con la vittima per via del furto subito, a fine anno, dal figlio di un telefono cellulare. L'altroieri sera l'epilogo con il giovane che mentre era a piedi è stato investito e ucciso dall'auto guidata dal 43enne, che poco dopo si è presentato in commissariato di Polizia e ha raccontato quanto accaduto.

Il responsabile dell'omicidio, V.I., è di origini campane ma risiede a Imola. Con la sua Jeep ha travolto M.A.E.F, 24enne marocchino, dopo averlo cercato in giro per Imola e infine trovato e investito in via Mameli, piccola strada del centro storico.

Come ricostruito dal corriere.it, è successo tutto domenica sera, culmine di giorni tesi tra l'autista e la vittima. A fine dicembre infatti il 43enne aveva denunciato alla polizia una rapina ai danni del figlio 17enne: un giovane armato di cacciavite aveva sottratto un'Iphone al ragazzino. Il padre e il ragazzino avevano indicato il nordafricano come autore della rapina e avevano presentato denuncia in commissariato: sulla vicenda sono ancora in corso accertamenti da parte della polizia. Nel frattempo però è cresciuta la tensione e il 3 gennaio il 43enne e il 24enne ai sono incontrati e picchiati, sempre a Imola. In quel caso è stato l'italiano a essere denunciato per lesioni. Fino al dramma di domenica, quando verso le 21, il 43enne ha ricevuto una chiamata dal figlio intimorito da un incontro casuale avuto con il 24enne straniero in centro a Imola, che lo aveva minacciato per via della denuncia presentata sulla rapina.

A quel punto il 43enne sì è messo in macchina per andare a cercare il marocchino, avvisando anche la polizia. In via Mameli ha intravisto il 24enne e con la Jeep stando a quanto raccontato durante l'interrogatorio ha provato a bloccarlo contro il muro.

«Non volevo investirlo ma solo fermarlo» ha raccontato l'uomo in commissariato: è stato lui a chiamare il 118 e di sua volontà a presentarsi alla polizia. Il pm che segue il caso, alla luce dei pregressi rancori tra i due, il caso ha ipotizzato il reato di omicidio volontario e non di omicidio stradale .

«Il mio assistito - ha spiegato l'avvocato difensore dell'arrestato - ha collaborato fin da subito, ha chiamato il 118 ed è andato a costituirsi in commissariato.

Ha avuto un comportamento corretto, è distrutto e pentito per quanto è successo, non voleva ucciderlo. La sua è stata la reazione di un padre dopo che il figlio era stato nuovamente minacciato di morte. Mi auguro che la procura valuti questi elementi. È un epilogo che non doveva accadere».

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