"Io, cavia del vaccino. Mai avuto dubbi sulla sua sicurezza"

Il medico volontario dei test AstraZeneca non teme i nuovi controlli sui dosaggi

"Io, cavia del vaccino. Mai avuto dubbi sulla sua sicurezza"

Il vaccino che gli hanno iniettato ha bisogno di «ulteriori verifiche» a causa di un errore nella somministrazione ma, quando è venuto a saperlo, Antonio Metastasio non ha fatto una piega. Lui, 44 anni, è un medico psichiatra e geriatra originario di Terni, vive a Cambridge con la famiglia e lavora con il National healt service. È tra i volontari della sperimentazione di Astrazeneca e dell'università di Oxford.

Non la spaventa il fatto che sul suo vaccino serva una nuova analisi?

«Niente affatto. Ho piena fiducia in questo progetto».

Nemmeno sapere che c'è stato un errore nella somministrazione delle dosi?

«No, sono tranquillo perchè alla fine quell'errore si è rivelato una cosa molto positiva: la mezza dose somministrata in meno ha reso il vaccino ancora più efficace e compatibile con il sistema immunitario, al di là delle previsioni. È il bello della scienza. Senza essere incosciente o irresponsabile, trovo tutto questo estremamente interessante».

Lei fa parte del gruppo a cui è stata somministrata una fiala e mezzo, per errore, o due?

«Io sono nel gruppo randomizzato per la dose piena, quello più ampio. Ho ricevuto la prima iniezione di vaccino a giugno e la seconda, intera, alla fine di agosto. Mai avuto nessun problema di sorta».

Lei è tra i volontari giovani e senza patologie.

«Certo, questo significa molto. Ma nella sperimentazione hanno anche incluso persone anziane con patologie, aspetto che rende i risultati molto più realistici rispetto ai test su un campione di persone sane e sotto i 50 anni».

Cosa significa questo approfondimento sulla ricerca?

«È solo un bene, che rende ancora più certi i risultati. Non è mai stata messa in dubbio la sicurezza del vaccino, in alcun modo. Piuttosto si stanno facendo verifiche sull'efficacia. Stiamo a vedere. Anche nel caso in cui i risultati saranno meno buoni rispetto a quelli annunciati, e quindi inferiori al 90%, non vedo nessun pericolo. Magari, questo si, un effetto minore, ma è tutto da dimostrare».

Insomma, Astrazeneca ha cantato vittoria un po' troppo presto?

«Fare annunci prima di pubblicare i dati dello studio è purtroppo diventato un trend scientifico diffuso da un po' di anni a questa parte. Ed è tipico dell'accademia anglosassone vendere le cose meglio rispetto a quelle che in realtà sono, con un po' di fretta».

Questione di concorrenza?

«Anche Pfizer al momento ha fatto solo comunicati stampa senza pubblicazioni. Aspettiamo di conoscere i dati ma non è in dubbio la sicurezza nemmeno del loro vaccino».

Si offrirebbe come «cavia» anche con Pfizer?

«Se fosse possibile, senza problemi. E vaccinerei tranquillamente anche tutta la mia famiglia. Io predico bene e razzolo altrettanto bene. Non vedo alcun pericolo in quello che sto facendo. Detto questo, fino alla fine della sperimentazione non posso sapere se faccio parte del gruppo dei vaccinati o di quello a cui è stato somministrato il placebo. Gli scienziati stanno lavorando in doppio cieco».

I controlli come procedono?

«Vanno bene. Ogni settimana mi arriva a casa il kit per il tampone e invio i risultati via posta per il monitoraggio. Inoltre ogni sei settimane vengo visitato e mi viene prelevato il sangue per le analisi».

Quando finiranno i controlli? A voi volontari sono stati comunicati tempi più lunghi a causa dell'errore del nuovo studio?

«Spero tanto non ci siano ritardi. Il trial clinico proseguirà fino al prossimo giugno».

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