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Irpef e Irap più care: ecco i rischi della manovra Scoppia il caso Lombardia

Maroni: "Costretti a chiudere 10 ospedali E basta con i finanziamenti ai trasporti". Ma è giusto tagliare allo stesso modo i fondi alle Regioni virtuose e a quelle che sprecano?

Irpef e Irap più care: ecco i rischi della manovra Scoppia il caso Lombardia

Il numeri magici sono 3,33 e 4,82; corrispondono alle aliquote massime che le Regioni possono attivare rispettivamente sull'addizionale Irpef e sull'Irap. L'interruttore che può trasformare la cura del 18 (dai miliardi di tagli alle tasse) di Matteo Renzi, nell'ennesimo calvario per i contribuenti. Fino a ieri la loro applicazione era una possibilità solo teorica, ma da un paio di giorni è sulle scrivanie dei governatori come una delle misure per compensare i tagli.

Il governo mercoledì ha confermato riduzione nei bilanci delle Regioni per 4 miliardi, che si aggiungono a quelli già previsti a legislazione vigente per altri 1,8 miliardi. Molte Regioni un fino a ieri virtuose (o quasi) si ritroveranno di colpo nella lista di quelle con i conti in rosso. Timori simili per l'Irap, l'imposta che rappresenta il grosso del finanziamento della sanità. I tagli decisi da Renzi (l'eliminazione della componente lavoro dall'imponibile della imposta regionale) dovrebbero essere compensati dallo stato centrale con le coperture previste dalla legge di Stabilità, ma i governatori non ci credono. Problemi loro, dirà il contribuente, stufo dei politici locali tanto quanto di quelli centrali, che non sanno individuare sprechi da tagliare.

Ma il caso ha voluto che la dieta imposta dal governo sia contemporanea all'entrata a regime delle nuove aliquote previste dal federalismo. Il tetto massimo consentito per l'addizionale regionale Irpef passa dal 2,33 al 3,33%. I tagli annunciati dal governo, ha calcolato quando il piano di risparmi era ancora un'ipotesi Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, le Regioni potrebbero decidere aumenti medi dello 0,4%. In soldoni 95 euro medi a contribuente. Abbastanza da schiantare il bonus Irpef.

Per fare qualche esempio, il Piemonte ha già aumentato le addizionali su quasi tutte le aliquote. Quella tra 28 e 55mila è al 2,31%. Dal prossimo anno, vista l'intenzione di non aumentare l'Irap, per questo scaglione di reddito potrebbe aumentare di un punto percentuale.

La Lombardia che si è tenuta fino a oggi bassa potrebbe avere enormi margini di aumenti, visto che oltre i 28mila euro di reddito l'addizionale è ferma all'1,73%. Ieri il governatore Roberto Maroni ha spiegato che nel bilancio della Regione che sarà approvato entro il 27 ottobre ci saranno già i tagli della legge di Stabilità, pari a 930 milioni di euro. Un «taglio indiscriminato» a una Regione virtuosa che avrebbe «catastrofiche conseguenze quali la chiusura di almeno 10 ospedali, l'aumento dei ticket, l'aumento delle addizionali Irpef e Irap, lo stop a nuove opere e lo stop al finanziamento del trasporto pubblico locale, inclusi i treni». E se è così in Lombardia, «nel resto d'Italia sarà il deserto», ha previsto l'assessore al Bilancio Massimo Garavaglia.

Difficile, infatti, che gli aumenti non tocchino ai cittadini delle Regioni che sono già a cartellino rosso o giallo, come il Lazio dove si paga un Irpef regionale già al 2,33%. Situazioni simili in Puglia, Abruzzo, Sicilia, Campania, Molise e Calabria. A rischio anche Regioni con i conti della sanità al momento in regola, come Toscana e Umbria.

Perché l'altra incognita è l'aliquota Irap. Al momento applicano la massima al 4,82 solo Abruzzo, Lazio, Puglia, Molise, Basilicata e Sicilia. Con i tagli della legge di Stabilità e i conti della sanità fuori controllo per la maggior parte delle Regioni, anche gli altri governatori potrebbero portare l'aliquota al massimo, vanificando lo sforzo di Renzi che ha eliminato la componente lavoro dall'imponibile della stessa imposta.

I governatori cercano un'altra strada, come quella evocata ieri da Chiamparino in vista di un prossimo incontro con Renzi. Consentirà di rispettare il saldo da 4 miliardi. Un piano fatto «in parte di tagli, in parte di rimodulazione delle entrate».

Formula che assomiglia pericolosamente a «nuove tasse».

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