Israele resta col fiato sospeso. "Pareggio" Netanyahu-Gantz

Gli exit poll fotografano l'incertezza: è testa a testa tra le due coalizioni. Polemica per le telecamere nei seggi

Israele resta col fiato sospeso. "Pareggio" Netanyahu-Gantz

Lo sfidante centrista Benny Gantz in leggero vantaggio su Netanyahu secondo un exit poll, parità perfetta a dar retta ad altri due. I primi dati, a urne non ancora aperte, confermano la grande incertezza sul futuro politico di Israele. Con la maggioranza nel Parlamento di Gerusalemme fissata a 61 seggi, i due partiti principali sono ben lontani da poter governare da soli: «Blu e bianco» di Gantz arriverebbe al massimo a 37 seggi, il Likud di Netanyahu a 36. Si conferma dunque il ruolo decisivo dei partiti minori, che saranno come sempre corteggiatissimi nelle sei settimane che la legge concede per negoziare una maggioranza di governo.

Un testa a testa annunciato, drammatizzato non solo dai due contendenti alla premiership ma anche dai leader dei partiti minori consapevoli del rischio reale di rimanere tagliati fuori dal Parlamento per qualche manciata di voti appena. Netanyahu aveva consapevolmente trasformato le elezioni di ieri in un referendum sulla sua persona, e fino all'ultimo approfittando delle peculiarità della legge elettorale israeliana che risale a sessant'anni fa ha usato le piattaforme social per continuare a fare campagna elettorale anche nel giorno della chiamata alle urne. Il divieto di propaganda è infatti limitato ai media tradizionali, e così il leader del Likud ha giocato la sua partita su Facebook, Twitter e Instagram, dove può contare su milioni di follower, postando fin dal mattino video, foto e messaggi.

Il video più interessante, perché rende alla perfezione il clima d'ansia indotta che Netanyahu ha voluto suscitare per spingere tutti i suoi simpatizzanti a recarsi ai seggi, mostrava il premier uscente microfono alla mano sull'affollata spiaggia mediterranea della cittadina di Netanya. «Uscite dall'acqua e andate a votare diceva il capo del Likud alla gente un po' meravigliata in costume da bagno altrimenti domani mattina vi sveglierete con un governo di sinistra e Yair Lapid come premier». In effetti la giornata sembrava ideale per andare in gita più che a votare, complice paradossalmente la vacanza concessa a tutti proprio in occasione delle elezioni parlamentari e la gratuità del trasporto pubblico. A Tel Aviv ieri era quasi estate, con 24 gradi sulle spiagge, ma anche nella più fresca Gerusalemme si sono superati i 20 gradi: così non solo le località di mare, ma anche parchi e riserve naturali in tutto il Paese sono risultati presi d'assalto da centinaia di migliaia di persone.

Tutto questo non ha impedito che l'affluenza ai seggi a un'ora dalla chiusura fosse col 61,3% appena inferiore a quella di quattro anni fa. Ma siccome ogni voto letteralmente conta, non solo il febbrile Netanyahu all'inseguimento del quinto mandato dopo 13 anni da premier ma anche il suo più calmo sfidante centrista Gantz e i leader dei partiti minori, dai laburisti ai religiosi di destra alle liste della minoranza araba, hanno suonato fino all'ultimo minuto la grancassa della chiamata alle urne evocando una incombente catastrofe politica. Netanyahu ha messo le mani avanti assicurando che se il Likud perderà andrà all'opposizione, mentre il meno loquace Gantz lavora sottobanco per cercare di tirare dalla sua parte qualcuno dei partitini che assicuravano la maggioranza in Parlamento alla destra, e cambiare così direzione politica a Israele senza portarlo troppo a sinistra.

Gantz ha anche rivolto un appello agli elettori arabi, ma non sembra che sia stato ascoltato: nelle loro roccheforti l'affluenza ha toccato un minimo storico. E un'accesa polemica ha suscitato il fatto che il Likud abbia collocato oltre mille telecamere nei seggi dei settori arabi per contrastare il sospetto di diffuse violazioni.

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