Israele si avvicina all'immunità di gregge. Col record di immunizzati (e di lockdown)

Ai 9 milioni di abitanti 5 milioni di dosi: fuori dalla crisi in tre fasi

Israele si avvicina all'immunità di gregge. Col record di immunizzati (e di lockdown)

Israele non è soltanto il Paese che ha il maggiore numero di vaccinati al mondo e quello ha avuto il maggior numero di lockdown (tre): non sono due dati in contraddizione. È anche il Paese che ha avuto il coraggio e la severità di smontare qualsiasi pensiero ottimista, che ha intrapreso la battaglia contro il Covid come uno scontro fatale, per la vita: uno di quelli cui Israele è stato abituato sin dalla sua nascita. La crisi è costata 4.864 morti, tanti per un Paese di 9 milioni di persone, e 72mila infettati. I malati gravi sono circa 300, in diminuzione da quando le vaccinazione sono schizzate in alto, ma sempre troppi e le critiche al governo non mancano. Fa parte della vicenda del coronavirus: una pioggia di accuse alla classe dirigente.

Ma non c'è dubbio: è stato a causa della durezza con cui il virus è stato affrontato da un Paese, da un popolo, da un primo ministro, Netanyahu, avvezzi a difendersi da pericoli mortali che Israele è diventato il numero uno nel mondo della lotta contro il Covid; è per questo che i miei amici dall'Italia chiedono se per caso c'è una norma per cui si possa venire a vaccinarsi a Gerusalemme o a Tel Aviv. Due giorni fa in Israele quasi 2 milioni di persone hanno ricevuto ambedue i vaccini, e più di 3 milioni la prima iniezione. Il 77% dei cittadini sopra i 50 anni sono vaccinati, e agli altri 400mila che restano in questa fascia d'età, il premier ha rivolto una supplica perché concludano il percorso: «La mutazione aleggia sul mondo intero - ha detto Bibi - la situazione è grave. in Israele l'80% dei nuovi casi sono dovuti alla variante inglese. Israele riesce a far fronte solo a causa della vastità delle sue vaccinazioni, ma dobbiamo andare avanti parecchio e veloce». E, spiega, fra le persone sopra i 50 anni c'è stata una discesa degli infettati del 26%, mentre il Covid oggi si manifesta di più fra i giovani. Ma alcune parti della società seguono leggi proprie e applicano una sorta di disobbedienza tecnica e morale: due giorni fa 20mila religiosi ammucchiati al funerale di un rabbino, ieri 10mila arabi alle esequie di un giovane. Gruppi sociali ribelli, profondamente convinti delle loro ragioni, che attaccano la polizia quando li blocca o li multa. Ma in tempi di elezioni (il 23 marzo) i politici non osano rompere.

Ieri il gabinetto ha litigato senza tregua sulla decisione di continuare con il lockdown. Alla fine si chiuderà domenica, dopo un altro fine settimana. La riapertura sarà sperimentale e in tre fasi: subito via libera ad asili ed elementari, servizi alla persona e take-away.

È una scelta innovativa, come lo è stata l'aggressività del governo nel procurarsi per tempo e contro lo scetticismo i vaccini di Pfizer e di Moderna pagandoli di più del prezzo del mercato: i racconti di Netanayhu che non lascia il telefono cercando i dirigenti delle società farmaceutiche, e discutendo a lungo i tempi di consegna e di pagamento sono ormai leggendari e ricordano un po' come Israele si procurò le armi dalla

Cecoslovacchia per combattere l'attacco generalizzato del mondo arabo nel 1948.

Il ministero della Sanità punta per domenica notte ad avere l'80% degli over 50 vaccinati, e vorrebbe far calare a 100 i malati gravi. La guerra continua.

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