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Italexit, Bankitalia alla politica: "L'uscita dall'euro è un grave rischio"

Visco lancia l'allarme: "Serve uno sforzo eccezionale per superare la crisi". La disoccupazione è l'eredità più dolorosa. Poi lancia l'appello alla politica: "Programmi chiari e realistici"

Italexit, Bankitalia alla politica: "L'uscita dall'euro è un grave rischio"

La ripresa in Italia si sta consolidando ma per superare la crisi serve "ancora uno sforzo eccezionale". Il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, traccia un quadro grigio dell'economia italiana e non nasconde le pesanti eredità lasciate dalla recessione: dal debito pubblico alla disoccupazione, dai crediti deteriorati delle banche al grave gap tecnologico e di produttività delle nostre imprese. E chiede alla politica di presentarsi alle prossime elezioni con "programmi chiari, ambiziosi, saldamente fondati sulla realtà". A partire dall'uscita dall'euro. "Spesso se ne parla senza cognizione di causa - tuona il numero uno di Bankitalia - non servirebbe a curare i mali strutturali della nostra economia".

Lo sforzo per superare la crisi

"Il percorso per riportare l'Italia sulla strada della crescita è iniziato ma deve rafforzarsi". Nelle "Considerazioni finali", Visco invita a non farsi illusioni: "I cambiamenti - avverte - richiederanno tempo, impegno, sacrifici". Questo perché lo scenario economico mondiale è stato trasformato da grandi cambiamenti commerciali, finanziari, tecnologici e demografici ai quali il nostro Paese "ha risposto con fatica, e questo spiega le difficoltà incontrate nel dare vigore a una ripresa che pure si sta consolidando". In altre parole, pur riconoscendo che il percorso per riportarci sulla strada della crescita è iniziato, il numero uno della Banca d'Italia avverte che questo deve necessariamente rafforzarsi. Serviranno interventi di sostegno alla domanda al fine di lenire i costi economici e sociali della transizione ma "le politiche economiche devono avere una veduta lunga, mettere in evidenza i benefici per i cittadini". Da qui un forte richiamo alla politica: "Il consenso va ricercato con la definizione e la comunicazione di programmi chiari, ambiziosi, saldamente fondati sulla realtà". Un invito, insomma, a evitare facili scorciatoie. Prima fra tutte quella di vagheggiare l'uscita dall'euro come panacea per risolvere i mali dell'economia italiana.

La difesa della moneta unica

"L'uscita dall'euro è un'illusione - spiega Visco - pensare che la soluzione dei problemi economici nazionali possa essere più facile fuori dall'Unione economica e monetaria. L'uscita dall'euro, di cui spesso si parla senza cognizione di causa, non servirebbe a curare i mali strutturali della nostra economia. Al contrario, essa determinerebbe rischi gravi di instabilità". Un compito decisivo spetta alle banche il cui ruolo appare indispensabile per favorire la crescita. Non fosse altro perché la forza del sistema creditizio è "indissolubilmente connessa con la forza dell'economia". E così oggi le banche devono risolvere il problema dei crediti deteriorati che ammontano a 173 miliardi di euro, il 9,4% dei prestiti complessivamente concessi. Le banche, dice Visco, "sono chiamate al cambiamento per riportare la redditività su livelli adeguati". Da parte sua, assicura Visco, per l'istituto di via Nazionale "si tratterà di svolgere con sempre maggiore efficacia il suo ruolo, operando in un campo di azione più ampio e con una condivisione crescente di responsabilità sul piano europeo".

L'appello alle imprese italiane

Non meno forte il richiamo del governatore alle imprese chiamate a superare il forte e storico gap tecnologico e di produttività. Le imprese poi non devono illudersi di poter far fronte a questa sfida solo con la riduzione del costo del lavoro. Il passato ha dimostrato che "i pur significativi benefici in termini di occupazione sono sono rivelati effimeri perchè non sono stati accompagnati dal necessario cambiamento strutturale di molte parti del nostro sistema produttivo". A parere di Visco, invece, al fine di "affrontare il cambiamento e cogliere le opportunità offerte dai prevedibili intensi mutamenti del paradigma tecnologico è soprattutto al capitale umano che deve rivolgersi la politica economica". Il governatore conclude, comunque, le sue "Considerazioni finali" con un messaggio di speranza: "Sono fiducioso - dice - che, al di là dell'incertezza politica, il nostro paese saprà ottenere risultati che servono l'interesse generale, tenendo conto di chi resta indietro e di chi arretra, liberando l'economia da inutili vincoli, rendite di posizione, antichi e nuovi ritardi.

Andranno colte tutte le occasioni che l'innovazione oggi offre per sviluppare un'economia robusta, una finanza stabile e utile, un sistema sociale più giusto".

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