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Italia in fase arancione, col rosso scatta il lockdown

Contagi fuori controllo, Rt sopra 1,5, pressione insostenibile sul sistema sanitario: da evitare

Un operatore sanitario in un reparto di terapia intensiva (La Presse)
Un operatore sanitario in un reparto di terapia intensiva (La Presse)

Non siamo ancora all'allarme rosso ma nella fase immediatamente precedente.

Come già accaduto durante la prima ondata dell'epidemia è stato elaborato un protocollo che indica le misure da adottare in base agli indicatori che tutti hanno imparato a conoscere e che corrispondono alle varie fasi della diffusione del virus: l'indice di contagio, i ricoveri ordinari e in intensiva, la saturazione dei reparti, la capacità di tracciamento dei contatti dei positivi. È stato realizzato con la collaborazione dell'Istituto superiore di sanità, Regioni, la Protezione civile, l'Aifa, l'Inail, lo Spallanzani, l'università Cattolica, il servizio 118 Lombardia e l'istituto Bruno Kessler.

Gli scenari ipotizzati sono 4 e vanno dal verde, al giallo, all'arancione e al rosso. L'Italia semplificando un po' è all'arancione «chiaro». All'ultimo scenario si spera di non dover tornare. L'abbiamo già sperimentato purtroppo: contagi fuori controllo, pressione critica sul sistema sanitario, Rt regionali superiori a 1,5. Con questo quadro il servizio sanitario rischia di andare in tilt in 30 giorni. E gli esperti fanno notare che se si sale all'allarme rosso non si riuscirebbero a proteggere adeguatamente i fragili. Una eventualità che si sta in effetti già verificando perché negli ultimi giorni abbiamo assistito alla ripresa dei contagi anche nelle residenze per anziani. In questo quadro diventa quindi inevitabile un lockdown generalizzato «con estensione e durata da definirsi rispetto allo scenario epidemiologico», chiusura delle scuole e delle università con adozione della didattica a distanza «sine die».

Il primo scenario, verde, corrisponde alla situazione che abbiamo vissuto in estate quando il coronavirus circolava, certo, ma in modo localizzato con l'indice di contagio sotto controllo e gli Rt regionali sopra la soglia di rischio per periodi limitati. L'ipotesi era che si riuscisse a mantenere una bassa incidenza anche dopo la riapertura delle scuole, tenendo sotto controllo gli eventuali focolai collegati al ritorno in classe in presenza. Un quadro come questo richiede attenzione per l'isolamento dei casi positivi e la quarantena dei contatti. Obbligo di mantenere le misure di prevenzione standard: mascherine e distanziamento. Interventi circoscritti e mirati dove si presentasse la necessità. Ma qualcosa è evidentemente non ha funzionato perché siamo rapidamente passati al secondo scenario, giallo. Si assiste a una trasmissione sostenuta e diffusa. Con un indice di contagio Rt tra 1 e 1,25 e una crescita costante dei casi ma lenta e dunque più controllabile. Diminuiscono i casi asintomatici e cominciano invece a salire le ospedalizzazioni ma non si segnalano sofferenze da parte della tenuta del sistema sanitario nazionale. In questo secondo scenario si raccomanda una riduzione dell'orario di apertura dei locali come bar e ristoranti e un ritorno della didattica a distanza sempre però non generalizzato ma mirato alle aree più colpite dove si consiglia anche la riduzione della mobilità.

Al momento siamo al terzo scenario, arancione, per le regioni con il numero di contagio più alto. Si va verso una crescita dell'Rt regionale «sistematicamente e significativamente compreso tra 1,25 e 1,5». I casi si moltiplicano più velocemente e non si è più in grado di individuare tutte le catene di trasmissione, come segnalato nell'ultimo Report dell'Iss. Il servizio sanitario nazionale tiene ma inizia ad andare in sofferenza in alcune aree meno attrezzate. Il monitoraggio segnala una crescita dei casi gravi. Alla luce di quando accaduto lo scorso inverno gli esperti osservano che se si riesce a tutelare i fragili e l'età media dei contagiati resta bassa l'evoluzione della crisi sarebbe più contenibile.

Per questo scenario si prevedono lockdown locali temporanei e circoscritti (ad esempio come quello di Latina), zone rosse temporanee. Si deve procedere anche all'interruzione delle attività sociali più a rischio affollamento e ridurre la mobilità. Inevitabile l'incremento della didattica a distanza nelle scuole.

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