Italiani impoveriti dalle tasse: cuneo fiscale a livelli record

L'Ocse: «Il 40% dei redditi delle famiglie sfuma tra Irpef e previdenza». Ai single va peggio: via metà stipendio

Italiani impoveriti dalle tasse: cuneo fiscale a livelli record

La furia delle tasse si abbatte sui lavoratori dipendenti. Anche per il 2019 l'Ocse certifica che l'Italia è uno dei Paesi sviluppati con il più elevato cuneo fiscale. In particolare, la nostra nazione si piazza seconda dietro la Francia per le famiglie monoreddito e terza, dopo Belgio e Germania, per i single. Le consuete evidenze del rapporto Taxing wages dell'organizzazione con sede a Parigi si inseriscono nell'ambito di una vivace polemica sull'introduzione della flat tax (al momento molto ipotetica) perché rendono ancor più stringente la necessità di una revisione del sistema di prelievo sui redditi.

Il cuneo per i nuclei familiari con due figli nei quali lavora solo una persona nel 2018 (anno esaminato dall'indagine) è pari al 39,1% a fronte di una media Ocse del 26,6%. Se si guarda invece ai lavoratori single, l'Italia è al 47,9%, percentuale in aumento di 0,2 punti rispetto al 2017 e che si confronta con una media Ocse decisamente inferiore, pari al 36,1 per cento. Escludendo dall'analisi i contributi pagati dal datore di lavoro, i lavoratori single italiani si portano a casa nel complesso il 68,6% del loro salario lordo, ben al di sotto della media Ocse del 74,5 per cento. L'Italia parte svantaggiata in termini assoluti: per un single lo stipendio lordo è in media di 45.300 dollari, al 19esimo posto nell'area Ocse, inferiore a tutti i maggiori Paesi dell'area industrializzata, escluso il Canada (42.700 dollari) e sotto la media di 46.100 dollari. Le detrazioni per i figli a carico fa sì che la differenza tra lordo e netto diminuisca per le famiglie. Nei nuclei con due figli e un solo percettore di reddito, il netto che entra intasca è pari all'80% del lordo, ma anche in questo caso il dato italiano è inferiore alla media dei Paesi Ocse, pari all'85,8 per cento. Questo, in estrema sintesi, è l'effetto distorsivo prodotto in Italia dalle imposte sul reddito e dai contributi previdenziali che, insieme, rappresentano l'85% del cuneo fiscale totale (77% la media Ocse).

Un altro studio dell'organismo parigino, intitolato Under pressure e dedicato alle crescenti difficoltà della classe media, evidenzia che in Italia la borghesia è stata pressoché annientata in quanto nel periodo 2008-2015 il suo reddito mediano è diminuito dello 0,3% a fronte di un modesto incremento a livello globale. Nei Paesi sviluppati la classe media contribuisce ai due terzi delle entrate dirette da tassazione e riceve il 60% della spesa pubblica in benefici sociali cash (senza contare quindi i servizi pubblici, come scuola e sanità). Questa discrasia, che in Italia è lievemente più accentuata, fa sì che il 70% delle famiglie della classe media denunci difficoltà nel far quadrare i conti.

Le cause di questa psicosi sono fondamentalmente due. In primo luogo, l'Italia è un Paese a bassa crescita da oltre 20 anni e questo ha portato a una generale compressione dei salari. In secondo luogo, la qualità della spesa pubblica e della tassazione andrebbe rimodulata. Per quest'ultima la ricetta Ocse è nota: spostare l'imposizione dai redditi ai beni, dunque meno Irpef e contributi e più tasse patrimoniali su immobili e capital gain (oltre all'aumento dell'Iva).

«L'occupazione si crea destinando ingenti risorse a una riduzione duratura del cuneo fiscale, non con i prepensionamenti e il reddito di cittadinanza», ha commentato Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato di Forza Italia.

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