H anno vinto gli italiani. Hanno detto a gran voce No al governo di Matteo Renzi. Dopo anni di progressiva disaffezione per la politica e conseguente diserzione di massa al momento del voto, fino alle ultime amministrative, ieri abbiamo assistito ad una inversione di tendenza. Il paese questa volta è tornato alle urne. Nel bene o nel male almeno questo a Renzi bisogna riconoscerlo: con il referendum costituzionale ha riportato alle urne un paese deluso, scoraggiato. Tanti elettori che non credevano più nel valore del proprio voto. Certo ci sono tornati per dirgli un bel No. Dunque vincono tutti gli italiani e perde uno solo: Renzi con i tutti i suoi renziani che non hanno rappresentato altro che una sua estensione.
Vince anche la Costituzione del '48. Probabilmente gli italiani hanno ritenuto che fosse importante dire la propria non tanto sulla riforma costituzionale quanto sulle politiche del governo che con questo No incassano anche una sonora bocciatura. Però l'elemento della difesa della Carta scritta dai padri costituenti ha avuto comunque un suo peso anche se relativo rispetto alla voglia di chiudere l'esperienza del governo Renzi.
E vince sicuramente anche quella nutrita schiera di politici schierata per il No che il premier con superficiale arroganza aveva definito «l'accozzaglia» e che invece ora può bussare alla porta di Palazzo Chigi per chiedere al premier di togliere subito i disturbo. In questo senso era stato profetico il vecchio leader della Lega Umberto Bossi. «Con tre milioni di disoccupati tre milioni di lavoratori in nero e 14 milioni di inattivi - aveva detto Bossi- ci sono venti milioni di famiglie che stanno male: il referendum asfalterà Renzi». E infatti il primo a mettere il cappello sulla vittoria è il leader della Lega Matteo Salvini e l'obiettivo è chiaro mandare a casa Renzi, certo, ma anche riconfermare con maggior forza la sua leadership nel Carroccio rispetto a Roberto Maroni e Luca Zaia ad esempio. «È una vittoria di popolo esulta Salvini- Sono stati sconfitti i gufi e pure tutti i lacchè di Renzi ».
Vince anche Silvio Berlusconi che si era speso in prima persona per il No «Renzi si deve dimettere», chiede subito il capogruppo alla Camera di Forza Italia Renato Brunetta che giudica quella di ieri «una grande vittoria della democrazia» prima di tutto per la grande partecipazione, commentando a caldo pochi minuti dopo la chiusura delle urne: «Se i risultati degli exit poll saranno confermati una grande vittoria del No: a questo punto Renzi si deve dimettere». Vince anche Giorgia Meloni con Fratelli d'Italia decisamente schierata per il No. «Bisogna andare subito al voto, - dice la Meloni- non serve un governo per fare la legge elettorale, pretendiamo di andare a elezioni subito. La legge elettorale si può fare mentre Renzi fa gli scatoloni». La Meloni dice no «a governicchi o governi tecnici, gli italiani vogliono scegliere un governo che faccia i loro interessi, non quello delle lobby e dei poteri forti».
E a sinistra? Difficile definire vittoria quella della minoranza dem che si è schierata per il No. Anche se il loro leader Roberto Speranza scrive che «oggi si è scritta una bellissima pagina di partecipazione democratica».
Difficile definire vincitori i vecchi leader come Pier Luigi Bersani e Massimo D'Alema che hanno sconfitto Renzi certo ma hanno consegnato una splendida vittoria in mano al più pericoloso avversario del Pd: Beppe Grillo e il Movimento Cinquestelle che già affilano le armi e sono pronti all'assedio di Palazzo Chigi per chiedere subito le dimissioni del premier.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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