Jo, la pacifista amica degli ultimi che puntava a Downing Street

Di umili origini, non ha esitato a criticare pure i suoi leader

Erica Orsini

Londra Helen Joanne Cox amava definirsi «un'orgogliosa ragazza dello Yorkshire». Quarantun anni, due figli, sposata con un collega di partito, aveva frequentato una scuola pubblica prima di diventare la prima della sua famiglia ad andare all'Università e a laurearsi in Studi Sociali a Cambridge. Alla politica si era avvicinata da giovanissima, subito dopo la laurea e allo stesso tempo si era costruita una carriera nell'ambito delle organizzazioni di beneficienza come Oxfam e Save the Children. Aveva lavorato come assistente della deputata laburista Joan Walley e alla fine degli Anni Novanta aveva guidato la campagna europeista del gruppo Britain in Europe. Infine, nel 2015, si era guadagnata un seggio in Parlamento battendo l'avversario conservatore con una maggioranza di seimila voti.

Non aveva avuto, come altri, un'infanzia dorata e diceva che i suoi anni a Cambridge le avevano insegnato che in questa società «aveva importanza dov'eri nato, come parlavi, chi conoscevi. Io non conoscevo né parlavo con le persone giuste - aveva raccontato in un'intervista - e trascorrevo la mia estate a inscatolare tubetti di dentifricio nella stessa fabbrica dove lavorava anche mio padre mentre gli altri si prendevano un anno sabbatico». Dopo di questo per Helen l'esperienza a Westminster fu «una passeggiata». Il suo lavoro con le organizzazioni umanitarie influenzarono molto i suoi interventi in Parlamento e le sue battaglie per i diritti delle donne e dei diseredati erano ben noti a tutti. Si è a lungo occupata delle vittime di guerra in Afghanistan e ha portato avanti le battaglie per i salari eguali per tutti e contro la riduzione delle esenzioni fiscali per le famiglie.

Era una delle persone che avevano partecipato attivamente alla campagna per la candidatura di Jeremy Corbyn sebbene dopo la batosta delle elezioni locali amministrative del maggio scorso non avesse risparmiato pesanti critiche proprio all'uomo in cui aveva creduto. Essendo una che non la mandava a dire aveva dichiarato senza peli sulla lingua: «Ritengo che Jeremy debba riconoscere personalmente di non aver fatto abbastanza. Deve assumersi le proprie responsabilità e noi tutti dobbiamo impegnarci duramente per capire cosa è andato storto in questi ultimi otto mesi e rimetterlo».

Tra le sue prese di posizione più contrastate si ricordano l'astensione sulla decisione di attaccare lo Stato Islamico in Siria. La Cox fu una dei cinque deputati laburisti che non votarono a favore. «La mia speranza e il mio appello - scrisse motivando la sua decisione - è che, sia che il governo vinca o perda su questo voto, si ripensi ad una strategia forte per difendere i civili siriani.

Secondo la mia opinione soltanto quando riusciremo a proteggere la popolazione civile riusciremo a sconfiggere l'Isis, questo dev'essere il nostro obiettivo principale».

La sua ultima foto apparsa su Twitter era quella scattata insieme alla sua famiglia, durante la partecipazione alla manifestazione pro Europa svoltasi sulla riva del Tamigi mercoledì.

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