L'Italia è «fuori dalle sabbie mobili». Quindi quella del governo è una «missione compiuta». Il premier Matteo Renzi al question time della Camera dei deputati si è lanciato in un comizio del tipo «tanto è stato fatto, il meglio deve ancora venire». Supportato da segnali positivi, ma timidi; smentito da analisi più approfondite come il rapporto sulla competitività del World economic forum , che ha confermato tutti mali dell'Italia: troppe tasse, troppa burocrazia.
Il presidente del Consiglio ha spiegato che nella prima fase il suo governo si è impegnato sul «salvataggio» dell'industria manifatturiera. Ora con la legge di Stabilità arriverà «il momento della svolta definitiva».
Conferma l'eliminazione della Tasi e dell'Imu sulla prima casa «per sempre e per tutti». Ai Comuni sarà restituito tutto. Non perderanno «nemmeno un centesimo». Poi, sulla contrarietà di Bruxelles: «L'Europa faccia ciò che deve fare e noi facciamo quello che dobbiamo. Questo atteggiamento di subalternità ha da finire per sempre». I patti con l'Ue non sono in discussione, assicura il premier, ma «rispettando Bruxelles rispetteremo» le Camere «che sono le sole a poter legiferare in materia fiscale». Promesse confermate e altre rassicurazioni in arrivo. L'Ires? L'imposta sui redditi delle società sarà tagliata nel 2017.
Manica larga anche sulla sanità. Non ci saranno i tagli alle cure per coprire le tante misure di spesa. Però «possiamo discutere su come impiegare questi denari». Nella legge di Stabilità ci saranno anche misure contro la povertà. Poi ci sarà un capitolo di spesa che sarà trasformato in una riduzione fiscale: è il bonus da 80 euro che fino a oggi non è stato contabilizzato come un'entrata in meno. «Stiamo studiando con il ministro Padoan un meccanismo», ha spiegato Renzi.
Renzi si è fatto forte ancora una volta dei dati mensili Istat sull'occupazione. Con il tasso di disoccupazione al 11,9%, in calo per il secondo mese consecutivo. Comunicazione salutata, come di consueto, da un tweet : «In un anno più 325mila posti di lavoro». Nessun accenno alla disoccupazione giovanile salita al 40,7%. Dati in chiaroscuro anche sull'inflazione. Nel mese di settembre, secondo le stime preliminari, è diminuita dello 0,3% rispetto al mese precedente e aumentata dello 0,3% nei confronti di settembre 2014. L'inflazione acquisita per il 2015 scende a +0,1% (era +0,2% ad agosto). Poco. I prezzi praticamente fermi sono un segnale preoccupante, come traspare dalle parole del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan: «Il dato sull'inflazione va nella direzione giusta, un po' più di inflazione sarebbe utile non solo a noi, ma a tutti. Perché il mondo è lì lì con la deflazione e questo non è un bene».
Difficile non vedere il bicchiere mezzo vuoto anche nel rapporto sulla competitività del World economic forum (Global competitiveness report 2015-2016). L'Italia scala sei posizioni, al 43esimo posto dal 49esimo del biennio precedente. Ma i problema restano gli stessi.
Siamo fuori dalla top ten delle economie sviluppate, ma siamo anche nella parte bassissima della classifica europea. Tra i paesi sviluppati al penultimo posto, davanti solo alla Grecia. Un po' meglio sul mercato del lavoro. Malissimo su burocrazia e tasse.
Ultimi al mondo sull'efficienza degli incentivi fiscali alle imprese. Fermi alla 129esima posizione sulla tassazione che grava sui profitti. Zavorre che una sola legge di Stabilità non potrà eliminare. Nemmeno quella che Renzi vorrebbe fosse quella «della svolta».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.