Londra Nel primo giorno dell'unica settimana lavorativa del Parlamento prima della sospensione di cinque settimane, Boris Johnson ha perso la sua maggioranza. Ieri infatti, il deputato conservatore Philip Lee è passato ai Liberaldemocratici mettendo in minoranza il governo alla Camera dei Comuni poco prima che il primo ministro iniziasse il suo discorso. Lee ha motivato la sua defezione spiegando che «il governo insegue una Brexit dannosa, mettendo a rischio le vite di tutti». In una lettera al primo ministro, Lee ha spiegato che le divisioni sulla Brexit hanno «tristemente trasformato quello che una volta era un grande partito in qualcosa di molto più simile a una fazione nella quale il conservatorismo di una persona viene misurato in base a quanto disperatamente questa persona vuole lasciare l'Unione Europea. Ma forse, quello che è più deludente è che il partito sia stato infettato dal doppio virus del nazionalismo inglese e del populismo». Parlando ai Comuni, Johnson ieri ha riaffermato di voler negoziare un'uscita ordinata con l'Unione Europea e ha insistito che sono stati fatti dei passi in avanti. Ha poi confermato il suo viaggio a Dublino per incontrare il primo ministro, Leo Varadkar con il quale intende discutere delle alternative al backstop per il confine irlandese, punto chiave delle trattative tra Londra e Brussels. Ha però sostenuto che la mossa del gruppo trasversale di deputati di far passare una legislazione che di fatto blocca l'uscita no deal, «distruggerebbe ogni chance di trovare un nuovo accordo». Nel caso i dissidenti dovessero aver successo nel loro tentativo, Johnson sarebbe costretto a chiedere a Bruxelles l'ennesima proroga e lui non intende farlo. «È la legge della resa voluta da Jeremy Corbyn - ha detto Johnson come alzare bandiera bianca». «Farebbe meglio se misurasse le parole per descrivere questa legislazione ha replicato Corbyn il Regno Unito non è mai stato in guerra con l'Europa, mentre sarà un'uscita senza accordo a segnare una resa e a mettere a rischio le vite, le occupazioni, gli standard di vita e la sicurezza sociale del Regno Unito». «Il suo è un governo senza mandato, senza morale ha proseguito il leader laburista - e da oggi, anche senza maggioranza».
Downing Street ha confermato che il primo ministro potrebbe chiedere nuove elezioni in ottobre se il tentativo di Corbyn dovesse aver successo, mentre è escluso che Johnson decida semplicemente di ignorare le indicazioni del Parlamento spingendo verso l'uscita no deal. Il leader del partito nazionalista scozzese, Ian Blackford ha detto che la defezione di Lee ha segnato la fine «della più corta luna di miele di un neo primo ministro» e si è detto pronto a tornare al voto in ogni momento. Ieri, alle 20, lo speaker dei Comuni Berkow ha approvato la richiesta di un dibattito e un voto urgente voluto dalla fronda ribelle che vuole riprendersi il controllo dell'agenda parlamentare e far passare la legge che costringerebbe il premier a chiedere una proroga della data della Brexit.
Una legge che il conservatore Jacob Rees-Mogg ha definito ieri «costituzionalmente irregolare». «Questa legislazione rischia di sovvertire il ruolo del Parlamento» ha affermato Mogg. Il dibattito è proseguito fino a tarda notte.
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