È una valanga. L'ha innescata il «vaffa» di Beppe Grillo a Giuseppe Conte, una mossa con cui il comico rischia ora il suo stesso isolamento. Si allarga la linea del fronte pronto a rompere con il garante dopo lo schiaffo all'ex premier, tanto che ieri il fondatore è intervenuto con un video per rispondere agli attacchi. E di nuovo, rivolto a Conte: «Ho agito col mio cuore e con la mia intelligenza. Non sono il padre padrone, sono il papà del Movimento. Ho fatto cose straordinarie con chi oggi mi sta disprezzando. Il Movimento cambia, e Conte poteva essere la persona adatta per condurre il cambiamento. Forse oggi non lo era più». Grillo ricostruisce la crisi che ha portato allo strappo, ricorda di avere dato a febbraio carta bianca a Conte («Avevamo bisogno di lui, era giusto che ci fosse una persona che cambiasse. Parliamo di un movimento che permette a un professore come lui di diventare presidente del Consiglio»). Ma poi «non l'ho più sentito - dice - mi è arrivata una bozza di statuto che metteva al centro solo lui, io ho chiesto di mantenere il mio ruolo di garante, di custode dei valori del Movimento». E infine un appello: «Stiamo uniti se possiamo. Poi se qualcuno vuole fare una scelta diversa la farà in tutta coscienza». Ma l'ex premier non ci sta e ribatte a stretto giro: «Grillo non dica falsità sul mio conto. Lui ha chiesto più che una diarchia politica. Io ho agito in piena trasparenza. Sono pronto a pubblicare il fitto scambio di mail che ho avuto con Grillo se lui mi autorizza».
E intanto la scelta «diversa» temuta dal comico sembra sempre più vicina. La fronda interna contro il fondatore è ormai fuori controllo: «Non possiamo più dare spazio a chi vuole uccidere il Movimento», è la linea di molti pentastellati. E l'accerchiamento è anche esterno. Con la bocciatura che arriva da una parte della base attraverso i canali social. La condanna dal basso di un'operazione definita «kamikaze» i cui esiti e le cui ripercussioni su più fronti - dal futuro stesso del M5s agli equilibri del governo - ora sono imprevedibili. «Sei stato il fondatore e sei il principale fautore della sparizione dei 5 stelle», si legge tra i commenti al video dello strappo con Conte. «Come ti ho creato, ti distruggo», e «dovevi chiedere agli iscritti e invece come sempre ti senti una mente eccelsa pensando di decidere tutto anche per noi, hai fatto scappare i migliori è adesso ci porterai alla distruzione». E ancora: «Parli di democrazia diretta, ma quando c'è da far votare gli iscritti questi diventano soprammobili». Ad affondare è lo stesso direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio: «Si crede visionario invece è solo delirante. Non riflette più».
L'ultimo schiaffo il garante lo ha dato ieri all'ex reggente Vito Crimi - che resta rappresentante legale del M5s - che ha clamorosamente detto no alla richiesta di Grillo di aprire la votazione su Rousseau per eleggere il comitato direttivo. Con un post su Facebook, Crimi ha chiarito che la piattaforma gestita da Davide Casaleggio «è inibita al trattamento dei dati degli iscritti al Movimento. Inoltre, consentire ciò violerebbe quanto disposto dal Garante della Privacy». E poi, schierandosi con l'ex premier Conte, ha aggiunto: «Gli avvenimenti di questi giorni mi inducono ad una profonda riflessione sulla mia permanenza nel Movimento. Manterrò le mie funzioni per il tempo utile a consentire gli adempimenti necessari allo svolgimento delle prossime consultazioni». Grillo lo avverte via social: «Vito, hai torto. Si vota entro 24 ore oppure ne risponderai personalmente se ci saranno ricorsi».
Il comico precisa anche che «il garante della privacy non ha mai identificato in te il titolare dei dati degli iscritti, essendosi limitato a indicarlo genericamente nel movimento, probabilmente a causa della tua controversa reggenza». Un altro fronte, un'altra guerra.
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