Fausto Biloslavo
«Vi ammazzerò tutti» aveva scritto in una chat con i compagni di scuola, che odiava. E ha mantenuto la promessa scatenandosi contro giovani vittime innocenti per vendicarsi del bullismo che giurava di aver subito per anni. Ali David Sonboly, 18 anni, tedesco di origini iraniane è il killer psicopatico di Monaco. E pensare che in persiano il suo cognome significa giacinto, un fiore delicato.
Loretta, una testimone, che l'ha visto mentre sparava è convinta che durante la strage urlasse Allah o akbar (Dio è grande). Gli inquirenti non hanno trovato traccia di collegamenti fra Sonboly e lo Stato islamico o altre affiliazioni sia religiose che politiche. Non professava alcuna fede, secondo i genitori, ma era in cura psichiatrica per manie depressive. Nella sua stanza la polizia ha trovato la copia di Furia nella testa: Perché gli studenti uccidono. Un libro dello psicologo Peter Langman con il titolo rosso, la copertina bianca e fori di proiettile, che analizza i casi più clamorosi di assassini di massa nelle scuole negli Stati Uniti e in Germania. Secondo gli inquirenti Sonboly ha scelto come idolo, Tim Kretschmer, un altro folle omicida, che ha ucciso nel 2009 ben 15 persone, prima di suicidarsi, nella scuola di Winnenden vicino a Stoccarda. La metà erano ragazze, stesso obiettivo del killer di massa di Monaco, che pure si è sparato in testa.
Il ministro dell'Interno tedesco, Thomas de Maiziere, ha sottolineato che è «troppo presto» per legare Sonboly al terrorista norvegese Andres Breivik. L'assassino, però, aveva fatto ricerche on line sulla strage compiuta dal neo nazista e ha deciso di agire il giorno del quinto anniversario del massacro di Utoya compiuto da Breivik. Sembra che il giovane tedesco-iraniano avesse cambiato il suo profilo di WhatsApp con una foto del killer norvegese, ma la notizia non è ancora confermata. Tutti concordano che l'omicida di massa avesse accumulato rabbia e odio nei confronti dei bulli, che lo molestavano da anni. «Conosco questo caz... di tipo. Era nella mia classe. Facevamo sempre del mobbing contro di lui a scuola. E lui diceva che ci avrebbe uccisi» ha scritto in rete un suo anonimo compagno di studi. Sonboly era timido, taciturno e si chiudeva in casa incollato ai video games di sparatorie o combattimenti, stile Assassin. A scuola aveva solo un paio di amici e nelle settimane scorse non era riuscito a superare l'esame di fine anno.
Il killer di massa viveva con i genitori e un fratello in una casa popolare per immigrati, ma nel più che decoroso sobborgo di Maxvorstadt. La famiglia è arrivata in Germania negli anni Novanta. Suo padre fa il taxista e la madre lavora in un grande magazzino. «Era un ragazzo a modo e non avrei mai potuto immaginare che facesse una cosa del genere - ha spiegato Leila, vicina di casa - La sua famiglia mi ha sempre fatto un'ottima impressione. I genitori si preoccupavano molto di educare bene i figli». Sonboly guadagnava qualcosa dalla distribuzione di un giornale gratuito e la famiglia ha usufruito di sussidi governativi. Per sua stessa ammissione nell'alterco con un abitante di Monaco filmato da un balcone durante la strage era stato «ricoverato per problemi psichiatrici».
La terribile e banale spiegazione della
follia omicida è racchiusa in una frase che il killer ha urlato ripreso da un telefonino: «Per sette anni i bulli mi hanno tormentato. Adesso ho dovuto prendere una pistola per stendervi tutti».www.gliocchidellaguerra.it
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