L’eterosessualità non è una vergogna

L’eterosessualità non è una vergogna

I o non me la sento. Certo che mio figlio è libero, macché libero, liberissimo di scegliere l’elastico con cui cinturarsi il cuore. Certo che gli auguro uno di quegli amori che ti fanno passare la fame di tutto il resto, e non mi importa di che amore si tratti, che direzione prenda, in che senso vada. Ma da qui a suggerirgli, come modello di unione perfetta, l’amore omosessuale, beh, ancora non me la sento. E molto probabilmente morirò prima di sentirmela. Dopo l’intervista di Daria Bignardi ad Elly Schlein, 34enne vicepresidente della Regione Emilia Romagna, che raccontava di aver amato, in passato, parecchi uomini e di essere oggi felicemente fidanzata con una donna, la stampa italiana si è messa a grondare miele da tutti gli artigli, perché il buonismo è talmente implacabile da ottenere, talvolta, l’effetto opposto. Non c’è nulla di più maschilista che inneggiare all’omosessualità femminile, infatti. Ma a parte questo… Ci piacerebbe poter tenere fermi due punti banali ma fondamentali: l’omosessualità è un modo, ma l’eterosessualità non è una vergogna. Pensate si possa fare? O davvero a mio figlio, che è piccolo ed è ancora intento a mettere in ordine le emozioni acerbe, che sembra in attesa di ubbidire a una forma, che deve ancora capire le misure per non urtare il mondo, io dovrei mettere difronte una coppia omosessuale e dirgli: ecco, è così che si fa. È questo l’esempio da seguire. Dimenticati di me e tuo padre che pure ti abbiamo messo al mondo, dimenticati di come si viene al mondo, perché è nelle coppie omosessuali che si è davvero alla pari. Si pagano i conti in due, nessuno attende che l’altro gli apra la portiera della macchina, e quindi è nella coppia omosessuale che non esistono rapporti di forza e pertanto è solo lì che va in scena l’uguaglianza. La coppia perfetta è formata da due persone identiche, quindi dello stesso sesso. Eh, come no. Avresti anche un sacco di vantaggi, a partire dal guardaroba amplificato, perché tolto David Beckham, che per entrare in contatto con la sua parte femminile, indossava le mutande della fidanzata Victoria Adams (oggi sua moglie), è difficile usare gli stessi indumenti se uno è un uomo e l’altro è una donna. No, di sicuro morirò prima. Prima e ottusa. Perché lo vedo ogni giorno: il mio esempio va «naturalmente» nella direzione opposta. E non ho voglia di sentirmi in colpa perché non rinnego ogni giorno ciò che sono. Perché non mi sforzo, in nome del politicamente corretto di essere macchinosa per forzare la mia natura e riuscire a pensare al contrario, ad esprimermi sempre tenendo conto di tutte le eventualità, a sforzarmi di scrivere con la sinistra se in realtà uso la destra. Solo per esercizio stilistico. Sono felice, onestamente felice che Elly «si senta forte» grazie a questa unione con la sua ragazza.

E voglio ad ogni costo, con tutto l’amore di cui sono capace, che un giorno mio figlio possa sentirsi nello stesso modo, con chiunque gli aggradi. Ma al momento sto con l’elogio del buonsenso che invita ognuno alla propria normalità e con l’inarrivabile Massimo Gramellini che «io amo mia moglie, tifo Toro, e non mi piace il formaggio».

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