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L'addio di Rita e Benito morti lo stesso giorno dopo 68 anni insieme

Lui, 86enne, è deceduto dieci ore dopo la moglie: «Senza di lei non riesco a vivere»

Nadia Muratore

Alessandria «Io non posso vivere senza la mia Rita. E se lei dovesse andarsene prima di me, io la seguirò. Come l'ho sempre seguita in questi ultimi sessantadue anni di matrimonio». Lo ha detto e lo ha fatto, Benito Bruno, 86 anni di Alessandria, morto a meno di dieci ore di distanza dalla sua amata moglie Rita Porta, di un anno più giovane.

Una lunga storia d'amore, la loro, 68 anni d'innamoramento, 62 di matrimonio: gli anni Cinquanta erano alle porte e la Seconda Guerra Mondiale finita da poco, quando Rita e Benito, poco più che ragazzini, si sono conosciuti e da allora non si sono più lasciati.

Lui, dal portamento fiero ed elegante, per oltre trent'anni è stato dipendente della Provincia di Alessandria e poi vicepresidente dell'Associazione nazionale mutilati e invalidi per servizio. Con Rita, donna dal sorriso sempre sulle labbra, ha condiviso anche la passione politica: entrambi socialisti della prima ora, non si sono mai tirati indietro quando qualcuno chiedeva loro una mano.

Una vita fatta di sacrifici quella di Benito e Rita, ma resa speciale dal modo di affrontarla, con il pensiero fisso sul lavoro, la dignità umana, il rispetto dei valori, gli stessi che hanno saputo con amore e dedizione trasmettere ai figli, Gianluca e Rossella. Innamorati l'uno dell'altra come il primo giorno, quando camminavano si tenevano ancora la mano, per trasmettersi il calore di quel loro amore senza fine, l'uno al fianco dell'altra. Sempre. Nella gioia come nella malattia.

Già, la malattia, quella che arriva, inevitabile con il tempo che passa e rende il passo sempre più incerto. Benito da una quindicina di giorni era ricoverato in ospedale per dei problemi cardiaci, Rita, invece, da alcune settimane era a casa, a combattere con una brutta caduta che le aveva spezzato un femore e minato il fisico ormai gracile. Quindici giorni lontani, Rita e Benito, per la prima volta in vita loro, un dolore troppo grande, insopportabile. Rita pensava a Benito, in quel letto di ospedale, mentre i pensieri di lui erano per lei. Le notizie all'uno e all'altro, portate dai figli e dai nipoti, non bastavano. Così come non bastavano quelle brevi telefonate spesso accompagnate da qualche lacrima per darsi il buongiorno e la buona notte. La lontananza pesava ad entrambi più di un macigno e faceva male molto più di un femore rotto o di un cuore un po' malandato che fa le bizze.

E così Rita ha deciso di lasciarsi andare, di togliere il disturbo, di volare via per sempre. Ma forse, in quel momento, non si è ricordata le parole che sempre più spesso le sussurrava l'amato Benito: «Se te ne vai prima di me, io ti seguo immediatamente». O forse se ne è ricordata ed è per questo che ha voluto andarsene. Rita sapeva che presto avrebbe rivisto il suo Benito: in quasi settant'anni di amore, lui non aveva mai tradito una promessa. E così è stato.

Benito ha chiuso gli occhi una decina di ore dopo Rita e l'ha seguita, come ha fatto sempre, mezzo passo indietro per proteggerne il cammino, per poi prenderle la mano e proseguire insieme.

Una storia d'amore lunga, quella di Rita e Benito, una storia infinita che prosegue oltre la vita. Per l'ultimo saluto, le loro bare erano uno a fianco all'altra, e a ricordare la grande storia di due persone normali, rese speciali dall'amore, è stato il figlio, nella chiesa di San Pio V.

«Perderli entrambi e nello stesso giorno è un duro colpo - ha detto

con le lacrime agli occhi Gianluca Bruno - ma il pensiero che così doveva essere dopo una lunga vita l'uno a fianco dell'altra, l'uno a sostegno dell'altra, entrambi innamorati come il primo giorno, ci consola non poco».

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