«Contenimento: per evitare che il coronavirus vada fuori controllo». Un rischio concreto segnalato ieri per la prima volta dall'Organizzazione mondiale della Sanità.
È più veloce e resistente dei suoi predecessori, la Sars e la Mers, e il suo identikit non è ancora completo perché muta velocemente. E se per l'Oms è ancora possibile evitare un' epidemia globale occorre però fare in fretta, essere più veloci del coronavirus 2019nCoV per evitare un'accelerazione dei contagi.
Dopo l'eccessiva cautela che ha contraddistinto le azioni dell'Oms all'inizio della pandemia ora il livello di allarme sale. A preoccupare sono soprattutto i casi di contagio fuori dalla Cina che sono il primo segno della nascita di possibili focolai al di fuori dell'area origine del contagio. L'Oms ieri ha ammesso che i casi di coronavirus, la cui trasmissione è avvenuta attraverso persone che non hanno viaggiato di recente in Cina, potrebbero essere solo «la punta dell'iceberg». Casi non «importati» registrati tra l'altro in Germania e in Inghilterra. È stato il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, ad esprimere la grande preoccupazione per «alcuni casi sulla diffusione del 2019nCoV da persone che non hanno fatto viaggi in Cina». È però ancora aperta, ha aggiunto, «una finestra di opportunità per sconfiggere il coronavirus, visto che i casi fuori dalla Cina non sono più di 390». Un'occasione che va sfruttata ora e che implica «una cooperazione globale contro l'epidemia» perché il coronavirus è «un nemico comune» di tutta l'umanità. Occorre quindi «lavorare insieme come unica razza umana prima che vada fuori controllo», ha aggiunto Ghebreyesus. Esiste il rischio concreto che i pochi casi siano «la scintilla di un fuoco più grande», ha concluso. In un'ottica di cooperazione 400 tra i maggiori esperti mondiali si incontreranno nella sede centrale dell'Oms di Ginevra per dare priorità al lavoro di contrasto del virus: diagnosi rapida, un vaccino e trattamenti efficaci. Sono ancora molte infatti le incognite rispetto al meccanismo dell'agente patogeno.
Ha destato grande preoccupazione quanto emerso da uno studio di un gruppo di ricercatori tedeschi: il coronavirus può resistere sulle superfici come metallo, vetro o plastica fino a 9 giorni. Scoperta pubblicata sulla rivista scientifica The journal hospital infection. Uno studio che però secondo Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie Infettive dell'Istituto Superiore di Sanità va valutato con cautela perchè «la via di trasmissione da temere è soprattutto quella respiratoria, non quella da superfici contaminate». Anche secondo Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore di igiene dell'Università degli Studi di Milano: «La carica virale si abbassa nell'arco delle ore e dei giorni».
Buone notizie però arrivano dal fronte della ricerca. In un laboratorio in Australia sono riusciti a coltivare con successo il coronavirus vivo da pazienti. Importante per lo studio dei meccanismi di trasmissione e replicazione. Procede a tappe forzate anche la corsa al vaccino. Sono iniziati per un candidato vaccino ad hoc i test sugli animali.
Notizia diffusa dal Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) che da due giorni ha iniziato a iniettare i campioni di vaccino nei topi. Per il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito , però ci vorranno almeno 6 mesi per mettere a punto un vaccino.
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