Cresce l'allerta terrorismo dopo che i talebani hanno preso il controllo dell'Afghanistan. Il Pentagono sta rivedendo le stime sul rischio attentati, e avverte che le reti di estremisti con sede nel paese ora potrebbero acquisire potere più velocemente del previsto. Il segretario alla Difesa Lloyd Austin - secondo quanto rivelato a Politico dal portavoce John Kirby - nelle ultime ventiquattr'ore ha detto al Congresso che vuole «rivalutare» il potenziale di gruppi come Al Qaida e Isis di ricostituirsi all'interno dell'Afghanistan. Il Pentagono ritiene sia troppo presto «per esprimere un giudizio definitivo» su quale sarà la minaccia nelle prossime settimane e mesi, ma i massimi funzionari della Difesa stanno già avvertendo che le reti terroristiche all'interno del paese potrebbero rapidamente riorganizzarsi sulla scia del crollo di Kabul. Fonti informate riferiscono come il capo di stato maggiore, generale Mark Milley, ritenga che il Pentagono dovrebbe modificare la sua precedente valutazione sul ritmo della minaccia terroristica in Afghanistan.
La scorsa settimana, peraltro, i talebani hanno sequestrato la base aerea di Bagram, ex fulcro dello sforzo bellico degli Stati Uniti, e avrebbero liberato 5.000 prigionieri tra cui talebani, combattenti dello Stato islamico e di Al Qaida. E i funzionari Usa hanno già riconosciuto che il ritiro delle forze militari americane e della Cia negli ultimi mesi ha fortemente limitato la raccolta di informazioni in tutto il paese. L'amministrazione Biden, intanto, pensa di poter utilizzare il desiderio di legittimità internazionale dei talebani come leva per garantire che tengano sotto controllo i gruppi terroristici. «I talebani hanno un certo interesse personale in questo. Sanno cosa è successo l'ultima volta che hanno dato rifugio a un gruppo terroristico che ha attaccato gli Stati Uniti. Non è nel loro interesse permettere che ciò si ripeta», ha detto il segretario di Stato Antony Blinken a Nbc.
E da Foggy Bottom arriva una cauta apertura: il portavoce Ned Price ha spiegato che «la nostra posizione verso un qualsiasi futuro governo afghano dipenderà dal comportamento di questo governo e dei talebani». «Un esecutivo che preservi i diritti fondamentali del suo popolo, comprese le sue donne e le sue ragazze, che non offra rifugio ai terroristi, è un esecutivo con cui potremmo lavorare». Blinken, da parte sua, ha sentito il suo omologo cinese Wang Yi, esprimendo apprezzamento per la partecipazione di Pechino alla riunione di Doha: i talebani, a suo parere, dovrebbero annunciare una rottura netta con l'estremismo, optare per un trasferimento ordinato del potere e stabilire un governo inclusivo. E ha espresso la speranza che anche il Dragone svolga un ruolo importante a tal fine. Secondo una nota dell'ambasciata cinese negli Usa, Wang ha spiegato come i fatti abbiano confermato che «è difficile prendere piede in un paese con storia, cultura e condizioni nazionali completamente diverse copiando meccanicamente modelli stranieri». Il ministro ha affermato che la Cina è pronta a dialogare con gli Stati Uniti per una transizione morbida in Afghanistan, in modo da prevenire una nuova guerra civile o un disastro umanitario e impedire che il paese diventi un rifugio per il terrorismo. Inoltre, ha auspicato un ruolo costruttivo di Washington dopo che il loro «precipitoso ritiro» ha causato «un grave impatto negativo sulla situazione in Afghanistan».
Nel frattempo, crolla il sostegno degli elettori Usa al ritiro delle truppe di fronte alle umilianti immagini della fuga caotica di americani e afghani all'aeroporto di Kabul.
Secondo un sondaggio condotto da Politico e Morning Consult dal 13 al 16 agosto, solo il 49% sostiene la decisione di Biden di lasciare il paese, contro il 69% di aprile, quando il presidente ha annunciato che tutte le forze Usa sarebbero uscite entro l'11 settembre.
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