Coronavirus

Lancia Sos sui giornali. E ritrova l'infermiera che gli ha salvato la vita

Giuseppe sapeva soltanto un nome : "L'ho cercata tanto, ora che la vedo è bellissima"

Lancia Sos sui giornali. E ritrova l'infermiera che gli ha salvato la vita

La porta si apre e gli sguardi si incrociano, i loro occhi si riconoscono subito e in un attimo grondano di lacrime. «I tuoi occhi blu sono rimasti gli stessi» è la prima frase che riesce a pronunciare Angela, che presa dall'emozione quasi si accascia. Al di là della soglia c'è Giuseppe. Resta seduto perché è ancora debole, ma non distoglie mai lo sguardo dalla donna e continua ad asciugarsi gli occhi, senza riuscirci. «Finalmente ti rivedo», dice lui.

Le bocche sono coperte, ma per cogliere espressività tanto sincere bastano poche rughe del volto. É il primo incontro tra i due dopo mesi. Lei, infermiera dell'ospedale Civile di Brescia, per ben 30 giorni si è presa cura di Giuseppe, che si era ammalato di Covid e che come tanti ha vissuto momenti tanto drammatici da ritenere consapevolmente di non farcela. Ma ora, dopo due mesi e all'alba dell'estate, Giuseppe e Angela finalmente si abbracciano.

E d'altronde non potrebbe esserci norma di distanziamento che tenga per due persone che hanno vissuto nella stessa trincea quando le bombe intorno colpivano chiunque. Angela chiede scusa, ma non riesce ad evitare il contatto col suo ex paziente: per giorni infiniti si erano soltanto guardati negli occhi unici specchi di vita ed emozioni nei mesi dell'emergenza sanitaria e si stringevano spesso le mani. Gesti tanto semplici quanto importanti per chi si ritrovava in un ospedale senza i propri cari e aveva bisogno di contatto umano come il pane, per sentire di essere ancora vivo o solo per un conforto. E medici e infermieri sono stati anche questo: una compagnia indispensabile per i malati, che non potevano vedere nessun altro. «L'ho cercata tanto e finalmente la rivedo dice Giuseppe con un sorriso contagioso che nulla potrebbe nascondere -. La vedevo sempre con mascherina e occhiali, tutta imbacuccata, e mi chiedevo che faccia avesse la ragazza che si prendeva cura di me. Adesso la vedo ed è bellissima». Dopo essere stato dimesso Giuseppe aveva cercato la sua Angela, per incontrarla in un posto che non fosse un letto d'ospedale e dirle grazie, per abbracciarla. Ma aveva solo il suo nome e una fotografia.

Così un suo amico scrive una lettera che viene pubblicata sulle pagine del Giornale di Brescia. Dopo poche ore Angela viene trovata e viene organizzato un incontro a sorpresa all'insaputa di entrambi.

Angela racconta quelle settimane, le peggiori e le più intense dell'emergenza sanitaria in provincia. Nel suo reparto Covid c'era un flusso continuo e Giuseppe era uno dei pazienti gravi: «Era intubato e stava davvero male, mi ha fatto spaventare molto. Mi sono subito affezionata. Stargli vicino gli faceva capire che non era solo. È importante sottolineare che siamo stati non solo infermieri, ma anche mogli, figli, parenti, amici. Ad esempio, a Pasqua abbiamo regalato 52 uova a ognuno dei pazienti del nostro reparto».

E alla domanda «ora diventerete amici?» i due rispondono sorridenti «Lo siamo già».

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