L'anziano diventa killer: uccisi moglie, figlio e i due padroni di casa

Quando ha visto i carabinieri il pensionato si è sparato alla testa: è in prognosi riservata

L'anziano diventa killer: uccisi moglie, figlio e i due padroni di casa

Il passare inesorabile del tempo che portava via con sé vigore e lucidità, l'incertezza per il futuro stretto nella morsa dell'emergenza sanitaria e quell'unico figlio disabile ed un carattere da sempre poco incline alla buona creanza, è stato il cocktail esplosivo che ha trasformato un 83enne in un killer.

Renzo Tarabella di Rivarolo, in provincia di Torino, ha impugnato la sua pistola, una semiautomatica legalmente detenuta ed ha sparato prima al figlio disabile pschico Wilson Tarabella, di 51 anni e poi alla moglie, Maria Grazia Valovatto, 79 anni. E ha fatto di nuovo fuoco, quando si è trovato davanti i vicini di casa che erano anche i titolari dell'appartamento dove da anni viveva con la famiglia ed abitano al piano di sopra.

Appena Renzo Taravella se li è trovati davanti ha sparato anche a loro, freddando così Osvaldo Dighera di 74 anni e Liliana Heidempergher, 70enne.

A dare l'allarme è stata proprio la loro figlia, Francesca Dighera, che vive nel palazzo difronte ed era preoccupata perché non riusciva a mettersi in contatto con i genitori. Così ha avvertito i carabinieri e fatto scattare le ricerche. I militari hanno suonato a tutti i condomini del palazzo in centro a Rivarolo e siccome gli unici a non rispondere era i coniugi Valovatto-Taravella, con l'aiuto dei vigili del fuoco hanno fatto irruzione nel loro appartamento, trovando riversi sul pavimento i quattro corpi ormai senza vita. Quando Renzo, che si trovava in cucina, li ha visti, ha rivolto la pistola verso se stesso e si è sparato in bocca. Trasportato all'ospedale San Giovanni Bosco di Torino, è stato operato urgentemente. Piantonato nella sua stanza, la prognosi è riservata.

Operaio in pensione Renzo Taravella non era certo un uomo dal carattere facile, ma era ancora peggiorato quando lui e Maria Grazia avevano messo al mondo quel loro unico figlio gravemente malato, con una disabilità psichica. Taciturno e riservato, Tavarella non aveva amici. Anche con gli altri familiari non scorreva buon sangue, tanto che da anni ormai, aveva chiuso ogni rapporto. E quel suo modo di fare scontroso era peggiorato nel tempo, forse per le difficoltà sempre più pesanti per accudire quel figlio buono e tranquillo ma che ragionava come un bambino di cinque anni. La famiglia Tavarella è sempre stata seguita dai Servizi sociali, fino a quando, alcuni mesi fa, l'uomo si era recato all'Asl per firmare l'interruzione di ogni sostegno a Wilson e a sua moglie che se ne occupava quotidianamente.

Una decisione che forse ha segnato l'inizio della decadenza di quest'uomo.

A togliergli la lucidità e soprattutto la serenità era il pensiero, che lo tormentava come un tarlo, di quel figlio che non era in grado di cavarsela da solo e del quale era sempre più difficile prendersi cura.

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