Roma - Ieri è terminata la prima fase dell'Ape volontaria, il prestito pensionistico che consente di ritirarsi in anticipo dal lavoro al raggiungimento di 63 anni di età (63 anni e 5 mesi dal 2019) con venti anni di contributi previdenziali versati a un'unica gestione. Infatti, i pensionandi che volevano ricevere le rate del prestito maturate da maggio 2017 (la misura era contenuta nella legge di Bilancio dell'anno scorso) avevano tempo fino a ieri per presentare la domanda. A questo proposito occorre ricordare che possono essere effettuate online (attraverso il portale www.inps.it tramite Spid, il servizio pubblico di identità digitale) o per mezzo di intermediari abilitati come i Caf e i patronati.
Al 17 aprile erano state presentate 1.242 richieste di arretrati su un totale di 1.736. Considerato il poco tempo a disposizione, dai sindacati (soprattutto dalla Cgil e dalla Cisl) sono fioccate le proteste. In primo luogo, perché la tempistica molto stretta ha costretto i consulenti a un superlavoro in quanto non sempre il richiedente conosce l'ammontare dell'assegno futuro. In secondo luogo, perché il sindacato vorrebbe spuntare condizioni ancor più favorevoli per coloro che intendono ritirarsi anticipatamente dal lavoro
Grazie all'adesione di Intesa Sanpaolo (per la parte assicurativa relativa alla premorienza di colui che riceve il prestito sono in campo UnipolSai e Allianz), l'Inps la scorsa settimana ha potuto dare il via alle procedure di presentazione della domanda. L'istituto finanziatore erogherà un reddito ponte da restituire al momento tramite 240 rate per 20 anni. Ad esempio se consideriamo il caso di un lavoratore dipendente residente a Milano nato a maggio del 1955, egli potrà richiedere l'Ape dal prossimo ottobre e riceverlo da novembre. Sui 2mila lordi di pensione attesa, il prestito copre fino a un massimo di 1.163,20 euro. Se volesse ottenere 1.100 euro mensili da novembre, il costo complessivo fino a maggio 2022 (quando compirà 67 anni e potrà accedere alla pensione Inps) sarà di poco superiore a 68.100 euro. La quota di rimborso mensile sarà di 286,65 euro (371,94 euro di costo del finanziamento meno 85,29 euro di credito d'imposta).
Un lavoratore autonomo iscritto alla gestione separata Inps nato a settembre del 1952 e residente a Roma che attende una pensione di 1.500 euro può chiedere 900 euro al mese inclusi gli arretrati per 29 mensilità. Il costo complessivo sarebbe di 36.048,23 con una rata mensile da restituire di 154,80 euro.
Il prestito potrà essere chiesto fino alla fine del 2019, ma il Pd già spinge per una sua stabilizzazione. Secondo le stime presentante dal presidente dell'Inps, Tito Boeri, la platea potenziale si attesterebbe a circa 300mila persone per il 2018.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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