Coronavirus

L'appello dagli ospedali: "Raddoppiamo i tamponi"

Non è esclusa una seconda ondata simile a quella che ha colpito l'Italia in primavera

L'appello dagli ospedali: "Raddoppiamo i tamponi"

Non è esclusa una seconda ondata simile a quella che ha colpito l'Italia in primavera.

A lanciare l'allarme il direttore scientifico dello Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito. «Il mondo è sotto scacco, i paesi vicini a noi anche -avverte lo scienziato- L'Italia molto meno ma l'aumento dei ricoverati e delle terapie intensive indica che il virus non è andato via, continua a circolare. Dobbiamo essere molto attenti perché possiamo avere un autunno come la scorsa primavera».

Ippolito insiste su un aspetto: tutti possiamo essere «infetti» quindi occorre mantenere tutte le misure di prevenzione anche perché ora a causa del fattore climatico ci sarà una maggiore difficoltà nel distinguere «i virus con sintomi respiratori, che nel caso del coronavirus sono molto gravi». L'obiettivo resta quello di tenere più a lungo possibile «le rianimazioni vuote».

Preoccupazioni condivise dal segretario nazionale degli ospedalieri, Anaao Assomed, Carlo Palermo che però confida su una maggiore preparazione da parte degli addetti ai lavori.

«Gli ospedali ora sono più pronti per una eventuale seconda ondata che comunque non è inevitabile», osserva Palermo che in vista della stagione fredda ritiene sia indispensabile ripristinare l'obbligo di indossare la mascherina anche all'aperto «in tutte le aree ad alta densità abitativa, nelle grandi città come hanno già fatto alcune regioni come la Campania».

Al momento, prosegue Palermo, non risulta che ci siano particolari sofferenze nelle strutture sanitarie che comunque ora hanno a disposizione terapie sperimentate sul campo durante la prima ondata e cure che si sono dimostrate efficaci anche se un farmaco specifico e una terapia ad hoc ancora non ci sono.

Sul fronte più caldo, quello delle terapie intensive, Palermo ricorda che ci sono «4.225 posti letto in sub intensiva che sono pronti a passare ad intensiva ovvero reparti in grado di fornire l' aiuto respiratorio invasivo».

Certo Palermo sottolinea che nonostante le circa 30mila assunzioni ora sarebbe necessario pure stabilizzare i 6mila medici precari che hanno sostenuto il sistema nel momento dell'emergenza. Poi va incrementato il numero dei tamponi quotidiani: troppo pochi 100mila occorre raddoppiarli perché soltanto così si eviterà quella diffusione «sotto traccia» che ha poi causato l'esplosione dei casi. Infine un appello alla vaccinazione antinfluenzale in modo da evitare l'affollamento dei pronto soccorso che potrebbero entrare in sofferenza con l'arrivo dei contagiati del Covid19 ai quali si deve evitare di aggiungere quelli per l'influenza stagionale. Occorre dirigere nel comparto sanità i fondi in arrivo dalla Ue, conclude Palermo.

Rassicura anche il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri. «Non dobbiamo avere paura perché siamo pronti. - assicura- In Italia i casi di Covid aumentano molto lentamente e la nostra situazione è migliore rispetto agli altri paesi europei».

Per ora, prosegue, la situazione è sotto controllo e anche «i ricoveri in terapia intensiva aumentano molto lentamente, sono ancora pochi e il sistema non è sotto pressione».

Non si può però allentare sulle regole di prevenzione, insiste il viceministro.

«Dobbiamo continuare a rispettare le regole, ovvero uso della mascherina, distanza di sicurezza e lavaggio delle mani -prosegue- abbiamo pochi casi ma è chiaro che più il virus circola più è probabile che si vada in terapia intensiva, però è vero che le terapie intensive oggi sono più vuote, accettano pazienti, curiamo anche meglio i pazienti rispetto a sei mesi fa e dalle terapie intensive si esce».

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