Una scorsa veloce alle agenzie di stampa quando sono ormai le nove di sera è sufficiente a confermare la sensazione che la minoranza del Pd sia decisa ad abbaiare più che a mordere davvero. Nel giorno in cui Matteo Renzi va in pressing sull' Italicum , infatti, dalla fronda dem non si alzano né cori di indignazione né allarmi democratici. Eppure nel pomeriggio il ministro Maria Elena Boschi ha ribadito senza esitare che la riforma della legge elettorale non si tocca e che l'ipotesi di mettere la fiducia è concreta, mentre a sera è stato lo stesso Renzi a confermare che «se l' Italicum non passa il governo cade».
In altri tempi sarebbe partita la contraerea, ma il voto sulla riforma elettorale è ormai vicino e la minoranza dem ha evidentemente deciso un basso profilo più consono alla scelta di non fare le barricate quando la Camera dovrà votare. Dovrebbero infatti essere non più di dieci i voti contrari nel Pd, a fronte delle circa cento firme in calce al documento presentato due settimane fa dalla minoranza.
Tanto rumore per nulla, insomma. Al punto che, capita l'antifona, chi davvero sta lavorando per creare un'alternativa a sinistra a Renzi ha deciso di lavorarci non dentro ma fuori il Parlamento. Non è un caso che gli affondi di Enrico Letta e Romano Prodi siano arrivati in stereofonia. E che il primo ci abbia tenuto a far sapere che è pronto a lasciare la Camera per dedicarsi all'insegnamento oltre che, ovviamente, alla vendetta. Anche ieri, peraltro, l'ex premier non ha mancato di dire la sua sull' Italicum , esprimendo «dubbi sull'opportunità di approvare riforme a maggioranza risicata», per giunta «con la contrarietà di tutte le opposizioni, esterne ed interne». Parole, ovviamente, di cui Renzi non si è troppo curato. «Una maggioranza risicata? Se passa offro da bere», si è limitato a rispondere al suo predecessore. Con il passare delle settimane, insomma, l'inconsistenza di una minoranza che pare preoccupata soprattutto dall'eventualità di restare senza scranno parlamentare più che dall'approvazione dell' Italicum sembra sempre più evidente.
Così il fronte anti-Renzi si è iniziato a muovere fuori dal Palazzo, con la speranza d'incassare una qualche sponda europea.
Sia Letta che Prodi, infatti, hanno legami solidi e stabili con i vertici dell'Ue e non è affatto escluso che questo possa avere riflessi anche su un Mario Draghi che fino ad oggi è rimasto sotto traccia. Una parola critica del presidente della Bce, infatti, avrebbe un peso non indifferente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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