Politica

"Lascio", "Rimango ministro". L'acrobazia di Patuanelli sul dl Aiuti

Il ministro 5S era stato irremovibile: "Se il governo pone la fiducia, lascio". A quindici giorni di distanza, la piroetta politica: "Sarò ancora ministro, questo dibattito è un teatrino"

"Lascio", "Rimango ministro". L'acrobazia di Patuanelli sul dl Aiuti

Come si cambia per non morire politicamente. Le ultime 48 ore di follia del Movimento Cinque Stelle hanno prodotto l'ennesimo cortocircuito grillino tra ideali e realtà. Tra velleitarismi e responsabilità di governo. La schizofrenica strategia scelta dei pentastellati, usciti dall'aula della Camera in occasione del voto finale sul decreto Aiuti, ha evidenziato le contraddizioni del partito di Giuseppe Conte, pronto a logorare la maggioranza su questioni che lo stesso premier Draghi riteneva prioritarie. Ora, dopo lo strappo a Montecitorio, c'è pure chi - tra i 5S - vorrebbe far finta che non sia successo nulla. Che la mossa in aula sia stata una quisquilia parlamentare.

Non si potrebbe decifrare altrimenti la clamorosa piroetta compiuta nel giro di pochi giorni dal pentastellato Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole del governo Draghi. A fine maggio, per la precisione il giorno 28, l'esponente M5S era stato categorico, irremovibile. "Se l'esecutivo porrà la fiducia sul decreto legge Aiuti che contiene la norma legata alla realizzazione del termovalorizzatore a Roma tornerò a fare il senatore", aveva minacciato, dicendosi pronto a lasciare la propria poltrona minestiale in nome di una battaglia che l'ex sindaca della capitale, Virginia Raggi, aveva definito identitaria. Sul punto, lo stesso Conte era stato piuttosto chiaro e Patuanelli si era chiaramente allineato.

Poi, però, alla porta ha bussato la realtà: il governo la fiducia su quel decreto ce l'ha messa davvero e i 5S al momento del voto sono usciti dall'aula. Tale decisione, peraltro, era stata anticipata il giorno prima dallo stesso Patuanelli in un'intervista. Il successivo caos provocato dallo strappo alla Camera, con tanto di successivo colloquio tra Draghi e Mattarella, avrebbe dovuto spingere il ministro a rassegnare quelle dimissioni da lui stesso paventate senza troppi giri di parole. Invece, i roboanti avvertimenti sono caduti nel vuoto, come se nulla fosse accaduto, e il responsabile della Politiche agricole è rimasto ancorato alla propria poltrona.

Non solo. Rimangiandosi di fatto le parole pronunciate quindici giorni fa, stamani Patuanelli ha assicurato: "Penso che sarò ministro stasera, ma anche domani e dopodomani". Lo ha fatto nel corso dell'odierna assemblea di Confagricoltura, rispondendo a una domanda del moderatore Nicola Porro. "Penso che il dibattito politico in questo momento sia un teatrino, lo chiamerei così. Mi interessa molto di più capire come garantire i diritti ai lavoratori e lavoratrici e come vogliamo affrontare il tema dell'aumento dei costi e dell'inflazione. Servono strumenti straordinari per il momento straordinario che stiamo vivendo. Per questo alle 11 sarò a Palazzo Chigi", ha aggiunto Patuanelli.

Triplo salto carpiato con avvitamento laterale e atterraggio al centro.

Acrobazie da cinque stelle.

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