Nel 1972 l'agenzia spaziale USA definì i target sul rapporto con gli extraterrestri. A parte i primi due, i più significativi erano quello di terzo tipo, cioè il contatto diretto, e il quarto, cioè il rapimento di un essere umano da parte di un UFO. Ebbene, l'ipotesi che la Lega possa vincere da sola le prossime elezioni politiche, come qualcuno teorizza, magari raggiungendo il 35% in alleanza con Fratelli d'Italia, appartiene ad un'ipotesi del quarto tipo, cioè condizionata da diversi se, appunto come il marziano che prima di rapirti deve esistere. Certo la matematica, in via di principio, non lo esclude. Ma la disciplina scientifica che più si adatta alla politica è la fisica: per cui, per cominciare, se un pianeta cambia orbita gli altri corpi celesti, non fosse altro per le forze gravitazionali, non stanno fermi; così un'ipotesi del genere, cioè quella del 35% vincente, può realizzarsi solo per via di una congiuntura astrale di quelle che si verificano una volta ogni cento anni. Il dato empirico lo dimostra: nelle ultime elezioni il centro-destra, con l'attuale legge elettorale, pur raggiungendo quota 37,03% non ha vinto le elezioni. «Nemmeno con il 40% osserva Riccardo Molinari, numero uno della Lega in Piemonte puoi essere sicuro di vincere. La soglia di sicurezza è il 42%».
L'aspetto più interessante, quindi, è la genesi di questa teoria, gli scopi e le finalità. Nel Pd, con La Repubblica al seguito o come mosca cocchiera, lo si comprende: uno schema del genere, cioè che la destra possa vincere da sola, è il miglior spauracchio per la politica più funzionale alla segreteria Zingaretti, cioè quella dell'unità della sinistra in un Fronte democratico anti-fascista. A destra, invece, una strategia di questo tipo è figlia della voglia di Matteo Salvini, condivisa con la Meloni, di emanciparsi una volta per tutte dal Cav. Anche come alleato. Tanto più che già il solo ventilare un simile schema serve, nelle intenzioni, per attrarre i quadri e i voti - di Forza Italia proponendogli un approdo sicuro. «C'è una manovra a tenaglia spiega Maurizio Lupi, da poco tornato in azzurro per eliminare Forza Italia. È in gioco la sua sopravvivenza. Detto questo Salvini pecca di arroganza, finirà prima di Renzi».
Appunto, un peccato di arroganza, visto che i conti dell'autosufficienza leghista stentano a tornare. Anzi, dai numeri non si capisce perché Salvini dovrebbe imboccare una strada estremamente rischiosa visto che secondo una simulazione sui sondaggi di oggi, elaborata da You-Trend, il centro-destra se andasse unito al voto politico raccoglierebbe alla Camera una maggioranza schiacciante, cioè 383 seggi su 618. Di più: se la Lega si presentasse da sola e si alleasse in un secondo tempo con Forza Italia e Fratelli d'Italia, non avrebbe lo stesso la maggioranza (304 seggi); per cui, il Salvini in solitaria, per dare un governo al Paese dovrebbe tornare ad abbracciare i 5Stelle. Cioè dovrebbe rimettere in piedi l'alleanza, e la politica, che ha precipitato l'Italia in recessione, che l'ha messa sotto le lenti di ingrandimento di Bruxelles, che l'ha esposta sull'orlo del precipizio nel rating delle Agenzie Internazionali e nelle previsioni dell'Fmi e, infine, che terrorizza sindacati e industriali. E, dato da non sottovalutare, Salvini dovrebbe anche andare contro i desideri del suo elettorato: secondo un sondaggio EMG Acqua, il 75% degli elettori della Lega pensa che la coalizione di centro-destra abbia un futuro a livello nazionale.
Ecco perché la storia dell'autosufficienza della Lega appare più una tattica, che una strategia. Come pure una tattica appare l'estenuante trattativa sul candidato del centrodestra per la Regione Piemonte. Una tattica che se si prende alla lettera la sentenza di Salvini, «il centrodestra è morto», tira in ballo la Meloni, ma solo per riproporre anche in futuro l'alleanza con i cinquestelle, o in alternativa, se ci fosse un scissione al loro interno, un'alleanza, anche elettorale, con l'anima governativo-dorotea del movimento, quella che considera Giggino Di Maio l'unico leader ed ama la poltrona. L'anima preferita dalla Casaleggio associati.
Per cui se davvero persegue l'ipotesi di andare alle elezioni senza Forza Italia e il Cav, l'audace colpo di Capitan Salvini, la sua vera strategia, è quella di un'alleanza «organica» con Di Maio e i suoi pure per il futuro. Questa scelta è la cartina di tornasole delle sue reali intenzioni. In fondo le dispute quotidiane tra i due somigliano a quelle dei ladri di Pisa: litigare di giorno per rubare insieme di notte. Prova ne è il fatto che l'ipotesi di un'alleanza gialloverde, anche in chiave elettorale, non scandalizza per nulla i governativi 5stelle. «Non è detto che non si possa fare», ammette il sottosegretario all'Economia, Alessio Villarosa. «È fatale è la profezia di Stefano Lucidi che moglie e marito finiscano per fare la spesa insieme». Mentre il sottosegretario allo sviluppo economico, Andrea Cioffi, non può neppure immaginare una campagna elettorale dei grillini contro la Lega o viceversa: «Siamo al governo insieme: sarebbe un'opzione cervellotica e surreale».
Quindi, l'audace colpo di capitan Salvini potrebbe ridursi in fondo alla sostituzione di Forza Italia con il doroteismo grillino, come espressione la cosa fa sorridere di un populismo moderato.
«La suggestione dell'autosufficienza della Lega confida Mariastella Gelmini, capogruppo dei deputati azzurri si può spiegare solo con l'obiettivo di sostituirci con Di Maio. Strategia che ha un limite: quanto valgono sul piano elettorale i grillini di governo? Poco meno di zero».
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