L'avaria alla nave della Guardia costiera. Sea Watch sconfina nelle acque libiche

I migranti recuperati e l'ipotesi di un nuovo braccio di ferro con Malta

L'avaria alla nave della Guardia costiera. Sea Watch sconfina nelle acque libiche

«Il mare è calmo e una nave delle Ong si trova al largo della Libia. Ovvio che i trafficanti fanno partire il loro carico umano anche allo sbaraglio. Bisogna azzerare le partenze per evitare i morti», spiega al Giornale un operativo in prima linea sul fronte migranti, che non può rivelare il suo nome per motivi di servizio. Nonostante la tragedia del gommone affondato venerdì gli stessi dati dell'Onu confermano che i morti in mare sono nettamente diminuiti con la linea dura sugli sbarchi da Minniti a Salvini.

I retroscena delle ultime convulse 48 ore al largo della Libia dimostrano ancora una volta il ruolo discutibile delle Ong. Il mare calmo ha scatenato i trafficanti. Non a caso da tre giorni è arrivata in zona Sea watch 3, nave con bandiera olandese, ma di una Ong tedesca. Per il tragico naufragio di venerdì, anche se gli umanitari hanno sparato a zero contro Roma e Tripoli, non potevano fare nulla. Per loro stessa ammissione erano troppo lontani «a 10 ore di navigazione». Quando sono arrivati sul posto non c'era più nessuno da salvare.

La Guardia costiera libica non è rimasta a guardare, ma ha subito inviato sul posto nave Gadames, una delle sue migliori unità. Purtroppo un'avaria ha costretto il comandante a fare marcia indietro. L'Italia ha fornito 10 motovedette a Tripoli e altre sei arriveranno assieme a 400mila euro in due anni. Però non mancano problemi tecnici e le unità operative sono sempre poche. Per questo la missione europea Sophia ha addestrato 325 marinai libici e l'Italia prevede di formarne un migliaio.

I libici stanno tamponando le partenze e anche ieri hanno riportato indietro 86 migranti. Un gommone è stato recuperato da Sea Watch, che ha fatto tutto da sola sostenendo vagamente di avere informato «le autorità competenti». Dal gommone o forse da terra hanno chiamato Alarm phone, un portale messo in piedi dai talebani dell'accoglienza come don Mussie Zerai. Grazie alla segnalazione è decollato Moonbird, un velivolo di piloti umanitari svizzeri, che usa Malta come base. L'aereo ha individuato il gommone e Sea Watch ha recuperato 47 migranti, 30 miglia a nord di Zwara, in zona di soccorso libica. E così si riaprirà un altro braccio di ferro con l'Italia e Malta.

Le Ong non sono più potenti come nel 2017 quando schieravano 12 navi al largo della Libia. Adesso c'è solo Sea Watch 3, che lamenta come le unità umanitarie superstiti siano bloccate. Open Arms in Spagna per «mancato rispetto delle regole di salvataggio» e Sea Eye alla ricerca di un porto per il cambio equipaggio. Sui morti le stesse cifre dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni dimostrano che sono diminuiti con la linea dura varata dal governo Gentiloni e accentuata da Salvini. Nel 2014 sulla rotta del Mediterraneo centrale ci sono state 3.165 vittime.

L'anno dopo il numero è sceso di poco, ma nel 2016 quando le Ong spadroneggiavano si è arrivati al record di 4.581 morti. Il giro di vite di Minniti nel 2017 ha diminuito le partenze e di molto gli affogati (2.853). Nel 2018 il crollo degli sbarchi ha fatto diminuire i morti in mare a 1.314, il minimo storico dal 2014.

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