L'avvocato di Brizzi: "Ma quali molestie? Neppure una denuncia"

Il legale contro i media: "Danno voce a chi dice di aver querelato il regista. Menzogne"

L'avvocato di Brizzi: "Ma quali molestie? Neppure una denuncia"

Un contagio «effetto-Zelig». Sale la febbre tragicomica che getta in farsa un tema drammatico come la violenza sulle donne. Ma tant'è. Il teatrino è ormai inarrestabile.

Mara Venier si dichiara «vittima» del politico misterioso, macchiatosi di un «fatto gravissimo»: averla invitata a «vedere i suoi quadri» (variante artistica dell'ormai obsoleta «raccolta di farfalle»); Alba Parietti che ricorda «lo choc» patito per colpa di un produttore - «ora morto» - il quale tentò di baciarla quando lei aveva 17 anni; Nancy Brilli che, manco fosse sul set del peggior cinepanettone, evoca nel raffinato salotto Rai di Porta a porta il volgarissimo identikit di un noto produttore amante di giochetti proibiti. Tutti siparietti che non hanno nulla a che vedere con il «caso Brizzi», il regista da settimane nella bufera per una serie di presunte molestie sessuali denunciate in tv da ragazze, più o meno dal volto pixellato.

Ma anche chi non ha avuto timore di mostrare la faccia, è ora nella zona d'ombra dei sospetti. Lo sa bene l'avvenente tatuatrice Vanya Stone che su Brizzi è andata giù dura: «Contro di lui presentai un esposto per molestie ai carabinieri, che però non dettero seguito alla cosa». Una circostanza che però l'avvocato di Brizzi, Antonio Marino, smantella: «Non c'è nessuna denuncia o querela presentata ufficialmente da nessuno. Il mio assistito non è stato convocato dall'autorità giudiziaria. Abbiamo spiegato chiaramente la sua posizione fin dall'inizio: smentisce qualsiasi forma di abuso, violenza, prevaricazione e coartazione nei confronti di chicchessia». L'avvocato ha poi criticato quei media che hanno consentito «di veicolare una dichiarazione di una signora che non ha mai dato vita ad alcun atto ufficiale dinanzi alle autorità e ha riportato il suo personalissimo pensiero assolutamente non riscontrato».

«Il regista, al momento, pare sereno - spiega il suo legale - ma è sconcertato dalla modalità con cui tutti questi avvenimenti sono stati rappresentati, non negli ambiti dove necessariamente devono essere trattati che sono quelli istituzionali». Giusto, anche se - a questo punto dello scandalo - un po' di sana autocritica da parte di Brizzi sarebbe auspicabile. E ciò al netto del profilo penale delle accuse che gli vengono rivolte.

Una fonte vicina all'ambito familiare di Brizzi, assicura al Giornale che «Fausto è rimasto commosso dalla lettera pubblica di solidarietà scritta ieri da sua moglie Claudia» nei riguardi della quale conferma «stima e affetto» dichiarandosi «addolorato per la sofferenza causata a lei e alla loro figlioletta»; «Sono queste le mie uniche due donne cui mi sento di dover chiedere scusa», si sarebbe sfogato il regista. Contro di lui, però, continuano ad agitarsi i fantasmi di nuove accuse, come quella di Rossella Izzo, direttrice di un'accademia di recitazione, che ha riferito di «pesanti molestie» ai danni di una studentessa. Arricchendo così il già pesante «dossier-Brizzi» composto dalle testimonianze delle donne che hanno riesumato molestie vecchie di decenni, «attualizzandole» dai microfoni di Le Iene.

Una «curiosità»: le stesse Iene che si sono fatte portavoce di questa nuova campagna «in difesa delle donne molestate», tre giorni fa hanno mandato in onda uno «scherzo» all'ex velina Giulia Calcaterra portata nella clinica del «chirurgo

plastico dei vip», Giacomo Urtis, dove è stata ripresa nuda, palpeggiata ripetutamente e consigliata da varie persone a sottoporsi a un'operazione di «sbiancamento anale».

Quando si dice, la coerenza e il rispetto per le donne.

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