Il cosiddetto «popolo dei social» (entità quanto mai indeterminata) lo ha già incoronato «Il Volto Più Pulito Dell'Italia», con le iniziali tutte rigorosamente in maiuscolo. Dal web spunta addirittura un fan che lo candida a futuro ministro dell'Istruzione. E certo Philip Laroma Jezzi, qualche titolo accademico appena superiore a quelli che può vantare Valeria Fedeli, ce l'ha.
Il 47enne avvocato anglo-italiano (come il pm Henry John Woodcock) che con la sua denuncia ha bombardato «Raccomandopoli» - per nulla ridente cittadella del nepotismo - ieri si è conquistato sul Fatto Quotidiano una paginata di complimenti. Elogi meritatissimi, considerato che grazie alle «registrazioni choc» di questo stimato avvocato tributarista con studio in Firenze, «la mafia dei baroni e dei concorsi universitari truccati» sarebbe stata smascherata.
Intanto i 7 professori arrestati e i 59 indagati (tra cui l'ex ministro Augusto Fantozzi) ripetono il solito refrain difensivo in tre atti: 1) di «essere completamente estranei ai fatti contestati»; 2) di «avere piena fiducia nella magistratura»; 3) di «chiarire al più presto la propria posizione». Nel frattempo la bacheca Facebook dell'irreprensibile avvocato Laroma Jezzi è stata inondata da messaggi di sobrio incoraggiamento del tipo: «È lei l'italiano di cui il nostro Paese ha bisogno», «Le persone oneste sono tutte con te», «Stima e ringraziamenti sinceri. Da cittadino», «Sei un eroe»; «Sei un esempio che tutti i meritevoli dovrebbero seguire per non accontentarsi di una mediocrità imposta»; «Ho profonda stima di te...è l'ora di reagire perché in gioco c'è quello che siamo ed il nostro futuro... ti sono vicino». L'avvocato «gola profonda» - che assicura di «non voler assolutamente rilasciare dichiarazioni ai giornalisti» - ieri ha dichiarato al Corriere della Sera: «Io ho fatto la mia parte. Ho raccontato tutto a investigatori e magistrati».
Un po' più ciarliero Philip si era mostrato invece l'anno scorso con il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, cui il 7 gennaio inviò una torrenziale mail nella quale dava conto di una sua denuncia che aveva portato all'arresto del direttore dell'Agenzia delle Entrate. A dimostrazione del carattere modesto e del tono per nulla autocelebrativo dello scritto, ricordiamo il seguente passaggio: «Io sono nato nel Regno Unito. Ho studiato (bene e tanto) sia in Italia che a Londra e quel mondo mi manca tanto. Ma piuttosto che fare l'italiano in Inghilterra ho preferito fare l'inglese in Italia. In questo modo riesco, con molta più facilità, a distinguermi, a essere eccentrico. Non ho bisogno di fare il punk, mi basta fermarmi alle strisce pedonali». Come dire: altro che voi automobilisti italiani, che davanti alle strisce pedonali accelerate per sturare i poveri pedoni.
Parole, quelle dell'avvocato dal doppio cognome, che lasciano il segno, tanto che Il Fatto Quotidiano nella titolazione finisce anche per vantarsi di avere un siffatto lettore; occhiello in prima pagina: «Il blitz a Firenze su input di un abbonato al Fatto». Nessun accenno invece al fatto che nello studio Laroma Jezzi, ai tempi in cui Renzi era sindaco di Firenze, siano passati come praticanti illustri personaggi del «Giglio magico»: dalla ministra Maria Elena Boschi al tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi.
Per non parlare dei vip, della bella gente e dei molti altri giovani rampanti vicini al «Matteo nazionale», arrivati a quell'indirizzo sicuramente senza nessuna raccomandazione.Del resto, se solo avesse sentito un vago odore di nepotismo, l'adamantino avvocato anti-baroni, li avrebbe sicuramente messi alla porta. O no?
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