Estate, tempo di giochi e di tormentoni. Se lo scorso anno a farla da padrone era stato il Pokemon Go, sorta di caccia al tesoro mondiale sospesa tra mondo reale e mondo virtuale, quest'anno è la trottola dal corpo rotante Fidget Spinner a prendersi la scena. Ma a scorrere le pagine dei quotidiani ce ne sono almeno altri due di giochi d'estate - tra il virtuale è il reale, appunto - con cui è necessario fare i conti.
Quali? Il primo è «assegna un candidato premier a Forza Italia», naturalmente prescelto e benedetto da Silvio Berlusconi (rigorosamente a sua insaputa). Il secondo è «avvicina la Lega al Movimento 5 Stelle», uno sport questo praticato dallo stesso Matteo Salvini che ieri su Repubblica ha ribadito che «prima bisogna votare, poi dopo ci si può ragionare. I 5 Stelle sono interlocutori con cui si può discutere».
Il terreno di gioco di queste due attività è quello della carta stampata, alla legittima ricerca di suggestioni, a volte costruite in maniera plausibile, a volte tanto improbabili da apparire paradossali. Ma non sfuggono a questo esercizio di fantapolitica neppure i partiti, complice lo stato di sospensione in cui le istituzioni si trovano. Il motivo è da ricercare nell'assenza di una legge elettorale, situazione che inizia a diventare imbarazzante visto che al massimo si andrà a votare tra sette-otto mesi (anche se alcune forze politiche tendono a rimuovere la scadenza per non fare i conti con una realtà forse priva di un seggio e uno stipendio da parlamentare). In sostanza manca ancora lo schema di gioco, leggi alleanze, e di fatto anche le regole del gioco stesso. Per questo ci si trova costretti a discutere del «centravanti», come chiama Salvini il candidato premier, senza sapere come sarà composta la squadra e se si giocherà sotto la stessa maglia e bandiera.
La sequenza dei candidati premier berlusconiani «svelati» dalla stampa in quest'ultima settimana è piuttosto indicativa. Siamo partiti da Sergio Marchionne, indicato in una conversazione non ufficiale da Silvio Berlusconi come nome ideale per la leadership del centrodestra, prima della netta smentita del manager e della puntualizzazione di Forza Italia. Siamo passati per Emma Marcegaglia e approdati alle immancabili voci su Marina Berlusconi in campo su invito del padre.
Puntuale - e facendo una rapida ricerca se ne possono individuare diverse nel corso degli anni della presidente di Fininvest e Mondadori - è arrivata la secca (e paziente) smentita della primogenita del presidente di Forza Italia. «Su alcuni quotidiani si torna a parlare di una mia possibile candidatura. È un'ipotesi che non è mai stata presa in considerazione - osserva Marina - né da me né da mio padre, e che smentisco ancora una volta nel modo più categorico. Il mio lavoro è un altro, tutto il mio impegno è dedicato alle aziende delle quali mi occupo da oltre vent'anni. E poi, lo ribadisco, proprio per il grande rispetto e la concezione stessa che ho della politica ritengo che la leadership in questo campo non si possa trasmettere per investitura o per successione dinastica». A chiudere il cerchio il nome di Mara Carfagna, come possibile candidata «politica» qualora non arrivasse in tempo la riabilitazione di Berlusconi da Strasburgo.
Si vedrà.
Di certo ci sarà tempo e modo per evocare altri possibili cavalli di razza (nei mesi scorsi girarono i nomi di Stefano Parisi, Mario Draghi e Paolo Del Debbio, solo per citarne alcuni) e per organizzare altre battute di caccia al candidato, in una giostra di nomi resa ancora più improbabile da quel «fattore giudiziario» che tiene lontano dalla politica chiunque abbia costruito carriere e patrimoni importanti e teme interventi a gamba tesa della magistratura in caso di impegno in prima linea e in prima persona.
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