Lega, lo strappo di Salvini non convince tutti i «nordici»

I militanti storici criticano via web la svolta nazionale. Bossi attacca: "La nostra gente e i nostri voti sono qua"

Lega, lo strappo di Salvini non convince tutti i «nordici»

Roma - Doppio choc per il Carroccio. Via il Nord dal marchio e via pure Roberto Calderoli dal gruppo della Lega del Senato. Il vicepresidente di Palazzo Madama infatti passa al gruppo Misto. Due svolte ritenute necessarie per il futuro del partito e connesse tra loro che arrivano però come fulmini a ciel sereno per gli elettori del Carroccio dopo il grande risultato del referendum per l'autonomia di Veneto e Lombardia.

Calderoli resta fedele alla Lega e tace. Il suo passaggio sarebbe stato esplicitamente sollecitato dal leader Matteo Salvini per ragioni economiche e tecniche. Nell'ambito del processo di Genova, che ha già visto la condanna di Umberto Bossi e dell'ex tesoriere del movimento Francesco Belsito, i conti del Carroccio sono stati congelati con tutte le difficoltà che ne conseguono.

Dunque spetterà a Calderoli creare un nuovo soggetto politico in grado di affrontare le prossime elezioni svincolando i destini della Lega, non più Nord, da quelli lunghissimi del processo di Genova.

Dunque Calderoli in questo ultimo scorcio di legislatura potrebbe anche creare un nuovo gruppo al Senato dove far confluire almeno altri 9 leghisti. Gruppo che a quel punto garantirebbe anche ulteriori introiti al partito.

Quella di togliere la parola Nord dal logo del movimento rappresenta comunque una svolta storica per il Carroccio.

E certo non stupisce che un simile strappo abbia provocato le ire del fondatore, Umberto Bossi. Cancellare il Nord dal simbolo porta via un pezzo di storia. «Salvini sta facendo una cagata pazzesca», il commento a caldo di Bossi dopo il consiglio federale della Lega, in via Bellerio a Milano due giorni fa.

Chi era presenta racconta dell'amarezza del vecchio leader. «La nostra gente è qua, i nostri voti sono qua e sono sempre stati qua, cioè al Nord», ha sentenziato Bossi convinto che quello di Salvini sia un grave errore che farà perdere voti al Carroccio.

E con il vecchio leader ci sono anche tanti attivisti che hanno usato ieri la pagina Facebook di Salvini per segnalare la loro delusione per una scelta che ai più appare «incomprensibile». E sono molti quelli che temono un'emorragia di voti. Nei commenti si parla di «una mossa che rischia di portare il partito alla deriva clientelare».

Eppure una sponda a Salvini arriva proprio dal governatore del Veneto, Luca Zaia. Un sostegno importante che conta dentro e fuori la Lega.

Per Zaia, forte del successo del referendum, la Lega deve saper guardare avanti. Intanto Zaia ha preso le sua decisione rispetto alla trattativa col governo sull'autonomia. La trattativa non sarà congiunta con Lombardia ed Emilia Romagna ma ogni regione procederà per la sua strada da sola. Zaia ha già convocato la consulta delle categorie per il prossimo 3 novembre per tracciare insieme a loro il progetto di una legge sull'autonomia.

E domenica prossima con il voto in Sicilia si andrà al primo test elettorale per la Lega dopo l'annuncio di

Salvini. Alessandro Pagano, segretario regionale Sicilia occidentale della Lega-Noi con Salvini si dice certo che la sinistra «terrorizzata da Salvini dopo il 6 novembre andrà a casa, e con Musumeci la Sicilia volterà pagina».

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