La legge è stata abolita ma al popolo non interessa: «Costano troppo»

Trentacinque anni di inflessibilità non li cancelli con una legge. Lo spiega la Cina di questi ultimi giorni: abolita la legge sul figlio unico. Via. La grande Marcia ha bisogno di braccia giovani per dare energia nuova e vitale. Avanti con le famiglie numerose- dice il partito Comunista.

E invece. E invece le politiche di pianificazione familiare decise nel 1980 hanno creato cultura, abitudine. L'effetto mostruoso della legge si è sempre letto con i numeri: sacrificato 13 milioni di feti all'anno, 336 milioni di aborti dal 1971 a oggi. Ma oggi si sa qualcosa in più sull'effetto di una norma che ha minato dalle viscere la personalità dei cinesi; che quella imposizione disumana che vietava e sopprimeva, ha creato un modello, uno stile di vita, fino a inculcare un format famigliare tarato sul tre come numero perfetto e nessun multiplo.

Unico genito senza fratelli, così ormai si concepisce la famiglia cinesi, perché i tempi sono cambiati. Non servono più braccia forti da mandare a lavorare. La Grande Marcia si gioca su altri terreni, non si basa più sui numeri. Miopia del Partito, errore clamoroso di un bureau che sonnecchiante non si è accorto che quella rotta imposta non si sarebbe potuta invertire così facilmente, a colpi di leggi. L'allarme dai piani alti è arrivato troppo tardi, i giovani- dicono le statistiche- scarseggiano e servono con urgenza, ma non è un problema che le masse hanno voglia di accollarsi. Il figlio come investimento. In Occidente come in Cina, si vuole il meglio per l'erede unico. «Un altro figlio? Costa troppo. Stiamo benissimo così- spiega Wang Weiyi, 32 anni impiegata alle risorse umane in una multinazionale. «Dovremmo cercare un appartamento più grande, pagare due iscrizioni a scuola. No, non ci penso neppure». È troppo tardi. Le legge che è entrata tra le pieghe delle lenzuola ha fatto cultura. I calcoli teorici del governo erano altri: 90 milioni di coppie che avrebbero potuto approfittare del nuovo corso, della ventata d'aria nuova e raddoppiare. E invece i cittadini, i responsabili ultimi di generare i 4 milioni di figli che servirebbero al governo ogni anno, sono assolutamente scettici. In un sondaggio a cui hanno partecipato 160mila persone, risulta che solo il 29 per cento è disposto ad approfittare dell'abolizione della norma e il 43 per cento invece dichiara chiaramente che no, il secondo figlio neppure a parlarne.

La Commissione Nazionale per la Sanità e Pianificazione sociale resta ottimista. Entro il 2050 si sarà incorporato una forza lavorativa di 30 milioni di persone in più, che aiuteranno a compensare i circa 400 milioni di pensionati che ci saranno per quell'epoca. «Si spera che il numero di nascite possa aumentare», dice il direttore della Commissione Wang Pei. Calcoli che prendono in considerazione le zone rurali, i villaggi, dove ancora la fonte principale di sostentamento è l'agricoltura e dove ancora un figlio è una ricchezza per la famiglia. La maggior parte dei 90 milioni di coppie a cui era stato vietato il secondo figlio infatti vivono tutt'ora nelle campagne.

C'è chi addirittura vuole copiare il sistema usato in alcuni Paesi occidentali. Aiuti e indennizzi per chi di figli ne farà. Il sociologo He Yafu è uno di loro «Si dovranno ridurre tasse con famiglie più numerose e aumentare i permessi di maternità». E così sembrerebbe davvero una Cina diversa.

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