Legnini difende il pm di Arezzo: «Incarico legittimo»

Anna Maria GrecoRoma Giovanni Legnini (nella foto) è sulla difensiva. Un po' fa scudo al procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, accusato di avere proseguito la sua consulenza con Palazzo Chigi mentre indagava su Banca Etruria, un po' al Csm che quel rapporto lo ha autorizzato. «L'incarico era legittimo- dice il vicepresidente dell'organo di autogoverno della magistratura-, solo di recente il procuratore Rossi poteva porsi il problema della compatibilità. Ora è tutto da verificare se vi sia stata incompatibilità. La valutazione sarà approfondita e serena». A Palazzo de' Marescialli c'è una pratica aperta sulla vicenda e il pm è stato convocato lunedì 28 dalla Prima Commissione, che deve accertare una sua possibile incompatibilità ambientale o funzionale e decidere un eventuale trasferimento d'ufficio. Non si tratta, infatti, di stabilire se la consulenza giuridica con la presidenza del Consiglio fosse regolare ai tempi in cui è iniziata, 4 anni fa con il governo Letta, ma se una volta che Rossi ha iniziato le indagini su una banca interessata da provvedimenti del governo e che aveva come vicepresidente il padre del ministro Maria Elena Boschi (sotto inchiesta) dovesse segnalare la delicata situazione o comunque interrompere l'incarico per ragioni di evidente opportunità.Legnini sa bene che il punto sta qui. «In questo caso - dice - verificheremo se c'è stato o meno un problema. Ciò che è chiaro è che quando il procuratore Rossi ottenne l'incarico e quando ha ottenuto l'autorizzazione del Csm non c'erano ragioni che potessero neanche astrattamente far ipotizzare incompatibilità». Ma in seguito, ammette il vicepresidente, «si è posto un tema ed è questo tema che cercheremo di affrontare con serenità e obiettività». Il vicepresidente del Csm, insomma, mette le mani avanti. Come aveva già detto pochi giorni fa Palazzo de' Marescialli deve «valutare se Rossi avesse o meno l'obbligo di astenersi dall'inchiesta o di risolvere il rapporto, peraltro tecnico e gratuito con palazzo Chigi, allorquando sono state avviate indagini su Etruria e il governo è intervenuto con il noto decreto». Legnini, poi, parla del «tema antico dei magistrati fuori ruolo, del rapporto tra fuori ruolo e incarichi extragiudiziari, della terzietà».

E, al Giornale Radio, dice che bisogna «cambiare le regole sui doppi incarichi, così non va». Poi precisa che il Csm ha già fatto la sua riforma dei meccanismi autorizzativi, «in senso restrittivo, se si vuole andare oltre serve lo strumento legislativo».

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