Mieko ha iniziato a nuotare a 87 anni. Tredici anni dopo è stata la prima persona al mondo a tentare l'impresa: gareggiare sui 1.500 metri, con un secolo sulle spalle. Non ce l'ha fatta, ma fra una nuotata e l'altra ha raccolto venticinque record mondiali. Questa signora giapponese non è da sola. Nel suo Paese i centenari sono tantissimi: 65.692, dice l'ultimo record, stabilito nel 2016. Fino ai primi anni del '900, l'aspettativa media di vita in Giappone era di 44 anni. In un secolo è raddoppiata; ma donne e uomini come Mieko vanno ben oltre, spostando l'asticella dell'età, ma soprattutto della forma, fisica e mentale. Perché andando a indagare come vivono i centenari, la giapponese Junko Takahashi ha scoperto che la maggior parte di loro ha una dote in comune: non si annoia. Ama godersi i propri anni.
Junko Takahashi ha raccolto i risultati dei suoi viaggi su e giù per l'isola in un libro, Il segreto della longevità (DeAgostini, pagg. 344, euro 15); sottotitolo, «Il metodo giapponese per vivere cento anni». E il «metodo» è tutto nello spirito di questi ultranonni. Per dire, a differenza di quanto si potrebbe immaginare, Mieko non si preoccupa di seguire una routine prestabilita, né sugli orari, né sulla dieta: «Mangio quello che più mi piace e nel momento in cui ne ho voglia, ma faccio comunque tre pasti al giorno». La signora nuota solo una o due volte a settimana, perché si tiene in forma camminando e pulendo ogni giorno la casa da cima a fondo: misura seicento metri quadri. «Ci sono abituata» ha spiegato.
Ecco, uno dei segreti della longevità nipponica è che non c'è una regola fissa. Anche se, a proposito di alimentazione, Takahashi ha trovato dei punti in comune: primo, non riempire mai lo stomaco; e poi masticare a lungo il cibo, per agevolare la digestione. Poi c'è la famosa dieta giapponese: tanto pesce (crudo), tante verdure e proteine di origine vegetale (la soia), tanto riso, pochi grassi. E anche carne bovina: proibita dal VII secolo, poi reintrodotta nei primi decenni del XX secolo, è proprio la carne ad avere allungato la vita dei giapponesi. Quindi: dieta leggera e sana (in media 2.719 kcal al giorno), senza bandire del tutto la carne (ma senza esagerare). Poi il lavoro: i centenari spesso sono ancora in piena attività. Shigeaki Hinohara, medico, prima di andarsene lo scorso settembre a 105 anni non aveva un minuto libero tra pazienti, conferenze, viaggi all'estero e lezioni nelle scuole. Tomishige Shimizu, abitante di Kyotango, «la città della longevità», va a pesca ogni giorno, si prende cura dell'orto di famiglia e gira in scooter: «Vado pianino... Certe volte i ragazzi che circolano in bici mi superano». E a 106 anni, Hidekichi Miyazaki ha il sogno di gareggiare con Usain Bolt in ogni caso, nella categoria dai 100 ai 104 anni è il primatista mondiale. I suoi consigli: «Non ho mai saltato un allenamento. Mi esercito tre volte al giorno per 365 giorni l'anno. La continuità è molto importante».
Alimentazione, lavoro, esercizio fisico, voglia di godersi la vita; e poi gli affetti, l'amicizia, la famiglia, l'amore. Tomotaro Aikawa è sopravvissuto alla prigionia in Siberia durante la Seconda guerra mondiale pensando alla famiglia a casa; oggi sogna di vedere le Olimpiadi di Tokyo del 2020 con i suoi pronipoti (avrebbe 107 anni). Tutti questi signori e signore hanno affrontato come minimo una guerra mondiale, hanno visto il loro Paese distrutto e poi hanno contribuito a farlo risorgere, hanno perso i loro cari. Hanno malattie, anche se secondo le stime venti centenari su cento sono autonomi, e non hanno nemmeno problemi alla vista o all'udito.
La maggior parte (quattro su cinque di chi ha compiuto cent'anni) è donna, e cura ancora molto il suo aspetto. Tsuneko Sasamoto, prima fotoreporter del Giappone, se va a una festa indossa abiti creati da lei stessa, e si diverte ad abbinare i vestiti con gli accessori e gli occhiali (ne ha oltre dieci paia): attività che sostiene tiene sveglia la mente. Per vivere fino a cento anni e molto di più, a un certo punto bisogna anche smettere di pensare alla morte. E ai momenti troppo bui. Si vive nel presente. Si prega: il Budda, gli antenati. Si tiene in ordine l'altare di casa, si offre il tè verde al mattino. Ma molti lo avevano già imparato prima, perché in un secolo hanno visto e vissuto di tutto.
Tsuneko, la fotografa, durante la guerra prendeva il marito e il fratello per mano e diceva: «Oggi andiamo a mangiare fuori». Ovviamente il ristorante non c'era: «Mangiavamo erba e granchi di fiume fingendo che fossero saporiti granchi di mare. Dicevo che quei piatti erano una creatio ex nihilo...»
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