L o Stato islamico ha lanciato l'appello a un Ramadan del terrore in Europa e così è stato, anche se i kamikaze hanno fatto, per fortuna, cilecca a Parigi e Bruxelles. Nel mese di digiuno musulmano i terroristi legati alle bandiere nere hanno lanciato cinque attacchi nelle capitali occidentali del vecchio continente. Il bilancio delle vittime, nonostante gli attentati falliti, è di 30 morti e 170 feriti. All'inizio del Ramadan il Califfato aveva espressamente invitato, con un video su YouTube, a colpire l'Europa. Il titolo non lasciava dubbi: «Dove sono i leoni?». Gli strateghi del terrore del Califfato si rivolgevano «ai fratelli musulmani in Europa, che non possono combattere al fianco dello Stato islamico per attaccare gli infedeli nelle loro case, mercati, strade e raduni». L'appello alla violenza senza quartiere aveva l'obiettivo di «portare avanti una guerra totale» nel vecchio continente. Nonostante gli occidentali pensino che il Ramadan sia un mese di pace, gli oltranzisti delle bandiere nere sostengono esattamente il contrario. Non a caso l'appello è servito anche da rivendicazione per il primo attacco alla vigilia del digiuno al concerto di Ariana Grande a Manchester. Il giovane inglese di origine libica, Salman Ramadan Abedi, si è fatto saltare in aria uccidendo 22 persone compresi bambini e adolescenti. Lo Stato islamico ha cantato vittoria: «Continuate così e avrete la ricompensa più grande: diventare dei martiri durante il Ramadan».
L'Inghilterra è stata colpita per la seconda volta il 3 giugno con i terroristi armati di coltello, che a Londra hanno ammazzato 8 persone e ferite 48 prima di venir abbattuti dalla polizia. Fra questi l'italo marocchino Youssef Zaghba passato dalle feste in spiaggia nel nostro Paese al «martirio» in pieno Ramadan.
A Parigi ci hanno provato due volte a insanguinare il mese di digiuno islamico. Il 6 giugno l'algerino Farid Ikken si è lanciato con un martello contro un agente davanti alla cattedrale di Notre Dame urlando «questo è per la Siria». I militari di ronda lo hanno ucciso. Il 19 giugno si è sfiorata la strage a Champs Elysées. Un terrorista già segnalato dai servizi segreti, ma con il porto d'armi, ha caricato la sua macchina con munizioni e una bombola di gas lanciandosi contro una vettura della polizia. L'auto non è esplosa. L'assalitore è l'unica vittima.
Altra cilecca, per fortuna, martedì sera nella stazione principale di Bruxelles. Il marocchino Oussama Zariouh aveva un trolley carico di chiodi e bombolette di gas. Anche in questo caso è l'unica vittima, grazie alla reazione delle forze dell'ordine.
Il Ramadan di sangue è un classico delle bandiere nere, ma non avevano mai colpito con un attentato dietro l'altro in Europa occidentale, una media di oltre un attacco a settimana. Nel 2015 il defunto portavoce dell'Isis, Abu Muhammad al Adnani, lanciava un appello molto chiaro: «Tenetevi pronti a rendere il Ramadan un mese di calamità per gli infedeli». Sulla spiaggia di Sousse, in Tunisia, vennero massacrati in 38, in gran parte turisti europei. Lo scorso anno il «martirio» per il Ramadan in Occidente toccò all'americano Omar Mateen, che aprì il fuoco in un nightclub di Orlando uccidendo 49 persone.
Nel mese di digiuno, che oggi si conclude, i kamikaze jihadisti, oltre a morti e feriti, sono riusciti a seminare terrore psicologico dimostrando che il Ramadan per le bandiere nere è un mese di guerra santa in Europa.
Le feste di fine digiuno a Milano e nel resto d'Italia dovrebbero prenderne atto per condannare con ancora più forza gli attacchi delle bandiere nere. Altrimenti si rischia di nascondere sotto il tappeto quella parte di islamici duri e puri, che preferiscono un Ramadan di sangue facendo finta che il mese di digiuno sia solo simbolo di pace.
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