L'equivoco Mazzillo: l'assessore della Raggi professore sulla carta

Il figlio del giudice contabile cercava nomi per il Bilancio: da talent scout a «talent»

L'equivoco Mazzillo: l'assessore della Raggi professore sulla carta

Suvvia, siamo in Italia un titolo non si nega a nessuno. E infatti al neo assessore Andrea Mazzillo la stampa, nei giorni della sua nomina al Campidoglio, non l'ha negato: professor Mazzillo, prego. Lui però è «solo», come chiarisce la presentazione sul sito del Campidoglio, «dottore di ricerca all'università di Tor Vergata, in Economia e Gestione delle Aziende e delle Amministrazioni Pubbliche». Un piccolo equivoco, peccato veniale rispetto all'avvio accidentato dell'avventura Raggi. Equivoco peraltro non si sa quanto favorito dallo stesso Mazzillo, che comunque insegna in un master.

Il curriculum piuttosto largheggia nel definirlo commercialista, mentre pare che Mazzillo non abbia ancora ottenuto l'iscrizione all'albo. Ma siamo al gossip degli onori, roba da appassionati dello spulcio dei curriculum altrui, sport che tuttavia i Cinque Stelle hanno sempre esercitato con puntiglio quando si trattava dei nemici.

Il vero equivoco che andrebbe chiarito è ben altro, ed è tutto politico. Perché affannarsi per settimane alla ricerca di un assessore al Bilancio, incespicando in rifiuti, dimissioni e brutte figure, quando ci si ritrovava in casa un «esperto di finanze pubbliche, in particolare degli enti locali, e gestione aziendale» (Campidoglio dixit)? Andrea Mazzillo era infatti fino all'altro giorno capo della staff di Virginia Raggi, anche lui già nel mirino delle polemiche interne per lo stipendio pesante (per i criteri grillini), circa 90mila euro. La nomina di Mazzillo, sarebbe in realtà l'ultima spiaggia dopo la lunga e infruttuosa ricerca di cui, paradossalmente, si era occupato lo stesso capo dello staff. Il neo assessore è figlio di Luigi Mazzillo, ex presidente di sezione della Corte dei conti e proprio l'illustre parentela sarebbe servita da tramite per selezionare gli ultimi candidati al posto da assessore poi bruciati, De Dominicis e Tutino, entrambi provenienti infatti dalla Corte dei conti. Dopo i flop, il talent scout è diventato talent, in mancanza di curriculum più prestigiosi.

Mazzillo è un «palocchino», come si dice a Roma per indicare i figli della ricca borghesia romana che si è arroccata nel verde sobborgo residenziale di Casal Palocco. Per anni, all'ombra di papà (che partecipava come relatore ai seminari da lui organizzati all'Università), ha sgomitato per emergere nel Pd, candidandosi alle primarie regionali in quota Zingaretti e prima ancora con la lista Veltroni in un municipio cittadino. Arrivato sempre a un passo dal successo, nel 2013 ha cambiato sponda ed è approdato sulla spiaggia grillina, lato Frongia-Raggi. Ed è tutta qui la chiave politica di questa nomina. Così spiegava Roberta Lombardi, la M5S arcinemica della Raggi: «C'è un prima e un dopo. Ci sono quelli che sono arrivati prima del 2012, cioè la vittoria di Parma. E ci sono quelli arrivati dopo».

Mazzillo arriva dopo e diventa un fedelissimo di Frongia. La sua nomina è possibile solo dopo il diktat di Grillo: «Lasciate fare a Virginia le sue scelte, poi ne risponderà lei». E i «pre 2012» hanno mandato giù il boccone amaro. Per ora.

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