L'eredità di Fukushima: in mare acqua radioattiva

Via libera Aiea: Tokyo sverserà i liquidi usati nel 2011 per raffreddare i reattori. L'ira cinese

L'eredità di Fukushima: in mare acqua radioattiva
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Oltre un milione di tonnellate di acqua decontaminata della centrale nucleare di Fukushima, in Giappone, sarà scaricato nell'Oceano Pacifico dopo il via libera dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea). Ma la decisione di Tokyo irrita la Cina, che accusa il Giappone di usare l'oceano «come una fogna».

Nel suo rapporto conclusivo, l'Aiea ha valutato che le acque filtrate per rimuovere la maggior parte del materiale radioattivo, dopo lo tsunami e il disastro del marzo 2011, sono «in linea con gli standard di sicurezza dell'Onu» e che l'impatto radiologico per le persone e l'ambiente sia «trascurabile». Il direttore Rafael Grossi, che ieri a Tokyo ha incontrato il primo ministro giapponese Fumio Kishida, non ha dubbi che i dubbi sulla sicurezza abbiano avuto una risposta, grazie a un lavoro lungo due anni, e che lo smaltimento sia «in linea con gli standard e le pratiche internazionali». Per monitorare il processo, l'Aiea apre oggi un ufficio a Fukushima.

Ma a sollevare obiezioni non ci sono solamente comuni cittadini, pescatori e ambientalisti, ma anche grandi potenze (rivali del Giappone) come la Cina e persino i vescovi sudcoreani, riuniti in Commissione Ambiente alla conferenza episcopale cattolica, e che definiscono lo sversamento «una minaccia per l'ecosistema della nostra Casa comune, la terra», che «rompe l'ordine del mondo creato da Dio Creatore».

Lo scarico delle acque piovane e sotterranee dell'impianto, insieme a quelle per il raffreddamento dei reattori, che è necessario lo smantellamento e la decontaminazione dell'area voluti dalla Tepco, la Tokyo Electric Power Company che gestisce l'impianto, potrebbe cominciare già in estate, anche se il partito Komeito, partner dei Liberaldemocratici al governo, chiede di rinviare alla fine della stagione balneare. Il processo potrebbe durare 30 o 40 anni, per una quantità d'acqua pari a 500 piscine olimpiche. Tra le sostanze depurate non figura il trizio, un isotopo radioattivo, considerato relativamente innocuo perché non penetra nella pelle, tanto che altri impianti nel mondo ne scaricano livelli bassi in mare. Ma è la prima volta che viene sversata acqua esposta al nocciolo fuso di un reattore nucleare.

Anche per questo la Cina alza la voce. E accusa l'Aiea di conclusioni «relativamente limitate e unilaterali», di non avere «valutato l'efficacia a lungo termine delle apparecchiature di depurazione del Giappone» e di non aver «confermato l'autenticità e l'accuratezza dei dati sull'acqua inquinata».

Il premier giapponese Kishida, nell'incontro con Grossi, ha garantito che «non permetterà che le emissioni abbiano un impatto negativo sulla salute della popolazione e sull'ambiente in Giappone e nel mondo», ma Pechino accusa il governo di Tokyo di aver «ignorato le preoccupazioni e l'opposizione della comunità internazionale e insistito per scaricare l'acqua contaminata dal nucleare in mare, utilizzando l'oceano Pacifico come una fogna». La Corea del Sud, invece, che dal 2011 controlla i livelli di radiazioni dell'acqua e dei frutti di mare, ha promesso ai suoi cittadini di opporsi al rilascio se la procedura non dovesse soddisfare gli standard normativi. Anche per questo Grossi visiterà in questi giorni Seul, per illustrare i contenuti del rapporto conclusivo dell'Aiea.

Secondo un recente sondaggio, l'84% dei sudcoreani è contrario allo sversamento e le proteste sono aumentate nelle ultile settimane, con l'opposizione che fa pressing sul presidente Yoon Suk-yeol per ottenere quantomeno maggiori dati su eventuali elementi potenzialmente pericolosi.

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