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L'eroe fiumano Gigante fucilato dai comunisti torna a fianco del Vate

I resti del compagno di D'Annunzio nella impresa del '19 al Vittoriale dopo 73 anni

L'eroe fiumano Gigante fucilato dai comunisti torna a fianco del Vate

Undici salve di cannone hanno accolto i resti mortali del senatore Riccardo Gigante. Il compagno dell'impresa di Fiume, Gabriele D'Annunzio, lo voleva al suo fianco, al Vittoriale degli italiani. A Gardone Riviera, sulle sponde del lago, il poeta guerriero aveva edificato il suo mausoleo attorniato da dieci grandi urne per le spoglie di altrettanti compagni d'avventura, amici per sempre. Solo una era rimasta vuota perché ci sono voluti 73 anni per riportare alla luce i resti del senatore Gigante. Gli sgherri di Tito lo hanno fucilato vicino a Fiume, senza processo, il 4 maggio 1945, a guerra finita. E buttato in una fossa comune.

«L'emozione è stata straordinaria e ha accomunato le 1500 persone presenti in questo grande ricordo. Abbiamo rispettato la volontà di D'Annunzio di avere accanto a sé gli amici dell'impresa fiumana» ha raccontato al Giornale, Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione del Vittoriale, la «casa» del Vate.

La cerimonia ha avuto il suo apice quando Dino Gigante, discendente del senatore ha depositato i resti assieme a quelli di altri sventurati infoibati da Tito nell'urna rimasta per troppi anni vuota. Istituzioni civili, militari, il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, associazioni d'Arma hanno affollato il Vittoriale per il momento solenne.

In un paese che non dimentica il passato avrebbero dovuto esserci il presidente del Consiglio o il capo dello Stato, ma Gigante è una vittima di serie B, dei crimini comunisti e D'Annunzio sembra quasi che sia troppo ingombrante e discusso per onorarlo come meriterebbero la sua storia.

Gigante, classe 1881, fu giovane artista, storico, giornalista e fondatore di un circolo irredentista ai tempi dell'impero austro ungarico. Durante il primo conflitto mondiale faceva parte dei cento coraggiosi fiumani che combatterono per l'Italia rischiando il patibolo in caso di cattura. Eroe di guerra guadagnò sul campo la croce al valore militare e nel 1919 fu protagonista dell'impresa di Fiume al fianco di D'Annunzio.

«Ti aspettavamo qui di giorno in giorno» scriveva il Vate in un preveggente telegramma all'amico. E ci sono voluti 75 anni. Gigante divenne sindaco di Fiume e senatore durante il periodo fascista. Nel 1943 aderì alla Repubblica sociale, ma fu destituito dopo sole tre settimane perché aveva preso una ferma posizione contro la politica di assimilazione forzata nei confronti degli slavi. Sua moglie era ebrea e da uomo di altri tempi rimase a Fiume all'arrivo dei partigiani vittoriosi di Tito sostenendo «di non aver mai compiuto alcun crimine». L'Ozna, la polizia segreta, lo prelevò come «nemico del popolo». A Castua, pochi chilometri nell'entroterra venne fucilato, senza processo, assieme ad altri sette italiani. Poi i carnefici finirono i moribondi a colpi di baionetta gettando i cadaveri in una fossa comune.

Solo nel 2018 è stato possibile recuperare i resti del senatore disperso grazie alla tenace ricerca di Amleto Ballarini della Società di Studi fiumani, Onor caduti e le autorità croate. Gasparri, senatore di Forza Italia ha spiegato di avere chiesto «l'intervento del Ris dei carabinieri di Parma per l'identificazione delle spoglie grazie all'esame del Dna».

La tumulazione al Vittoriale è avvenuta ieri, spiega Guerri, anche «per ricordare a tragedia delle foibe e dell'esodo dei profughi giuliani, fiumani e dalmati che furono costretti a lasciare le loro case e la loro storia, per fuggire al terrore di un vincitore spietato». Una commossa Daniela Gigante, nipote dell'eroe fiumano ha dichiarato: «Mai avrei sperato di arrivare a questo giorno, alla restituzione dei resti di mio nonno.

Non c'è nulla di più bello e credo possa essere un esempio per tutti».

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