Il 12% degli italiani paga il 60% dell'Irpef, la metà dei pensionati prende poco ma non ha mai versato contributi, e poi altro che austerity, in 11 anni abbiamo fatto 553 miliardi di nuovo debito. Quelle su tasse, pensioni e debito sono le scomode verità raccontate ieri da Alberto Brambilla con un intervento firmato sull'inserto «L'Economia» del Corriere della Sera. Verità ancor più scomode perché arrivano non solo da uno di massimi esperti italiani di welfare (dal 2009 è presidente del comitato tecnico scientifico di Itinerari previdenziali), ma soprattutto da un ex consigliere economico della Lega e di Palazzo Chigi.
Cosa scrive Brambilla? L'intervento parte da una serie di numeri per smentire uno storytelling «falso» ma che porta molti voti. Poi l'attacco diretto alla Lega: «Punta molto sulla flat tax. Risultato: nonostante tutte le promesse di sussidi, assistenza e spese folli per la lotta alla povertà e dintorni, il popolo non ha gradito». Il coro politico si dimentica di dire che «il 12,28% degli italiani paga quasi il 60% di tutta l'Irpef mentre il 46% ne paga solo il 2,62% cui si aggiunge un altro 14% che paga un Irpef inferiore alla spesa sanitaria pro capite». E siccome si vuole ridurre le tasse non a tutti, ma solo ai cittadini con redditi fino a 55 mila euro, si dovrà tassare ancora di più quel 12,28.
Non solo. «Oltre la metà dei pensionati prenderà pure pensioni basse, ma non ha mai versato un euro, quindi brutto a dirsi ma mantenuti per tutta la loro vita». Brambilla invoca una politica «che deve studiare i numeri non ripetere i mantra, lavorare tanto (non in televisione ma nei ministeri) per semplificare la vita di imprese e lavoratori, correlare la scuola con l'economia e proporre un'idea di Paese per i prossimi vent'anni».
Parole dure come macigni. Scritte da chi in passato ha stretto un rapporto di collaborazione con la Lega tanto che molte idee e proposte arrivavano proprio da lui. Quando si è insediato il governo gialloverde in molti si aspettavano che al professore venisse riconosciuto un ruolo nel campo del lavoro e della previdenza. E l'anno scorso il suo nome era dato in pole position per prendere il posto di Tito Boeri all'Inps con la sponsorizzazione di Giancarlo Giorgetti.
Non è la prima volta che Brambilla, ormai sempre più slegato dalla Lega, lancia questi siluri. Anzi. Il vero strappo con il Carroccio si è consumato all'inizio di quest'anno, quando l'economista ha bombardato Quota 100. Ovvero il provvedimento che consente di accedere alla pensione anticipata con almeno 62 anni di età e 38 di contributi, di cui il partito di Salvini ha fatto un vero e proprio cavallo di battaglia. Annunciando anche in un'intervista alla Verità che «per quanto mi riguarda, considero risolto il mio ruolo di consigliere economico» del governo.
Ma l'«eretico» Brambilla ha anche tuonato contro il reddito di cittadinanza grillino.
Che, aveva dichiarato ad Huffington Post, «potrà funzionare in Germania, non certo da noi, che abbiamo un livello di evasione e sommerso fuori controllo».Insomma, la misura del M5s rischia di fallire i suoi obiettivi e aumentare la propensione dei beneficiari ad utilizzare in modo opportunistico le risorse disponibili.
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