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Letta punta tutto sull'antifascismo per dimenticare 7 mesi di flop

Dallo Ius soli alla tassa di successione, senza dimenticare il ddl Zan: tutte le battaglie perse dal segretario del Pd da quando è diventato leader

Letta punta tutto sull'antifascismo per dimenticare 7 mesi di flop

Ora pullula tutto uno spirito antifascista, con tanto di mozione presentata alla Camera per sciogliere Forza Nuova. E pazienza se da anni ci sono proposte di legge in Parlamento, presentate da Leu, che vanno già in quella direzione. Testi puntualmente ignorati dal Partito democratico. Così Enrico Letta può portare a casa uno strapuntino politico, il primo, dopo mesi di insuccess. Certo, dalle parti di via del Nazareno si gongola per la tornata elettorale, che ha visto Letta conquistare il seggio da deputato a Siena.

Per il resto, però, il segretario del Pd, in sella da sette mesi, è ancora alla ricerca di un risultato politico concreto. Al di là della condivisione o meno nel merito, tutte le battaglie annunciate sono finite nel nulla. “Anche perché - come spiegato da fonti interne al partito - sono quasi sempre iniziative di bandiera impossibili da approvare con questa maggioranza”.

Ius senza soli e 16enni in attesa del voto

Nel discorso di insediamento, quando Letta era ben conscio della composizione della maggioranza, aveva fissato un punto chiave del suo progetto politico, anche ambizioso, viste le promesse naufragate dei vari leader di sinistra: la riforma della cittadinanza con l’introduzione dello Ius soli. “<>Credo che sarebbe una buona cosa se il governo Draghi, il governo del tutti insieme, sia quello di una normativa sullo Ius Soli”, affermò davanti alla platea dei dirigenti dem. Un impegno solenne, rilanciato a più riprese. Ci ha riprovato durante l’Olimpiade di Tokyo, sulla base del trionfo della staffetta 4X100. La figura presa come esempio è stata Fausto Desalu.<> Il segretario del Pd si è esaltato raccontando le gesta del velocista: “È stata la metafora di tutto, hanno vinto tutti e la storia di Fausto, italiano a tutti gli effetti, italiano dentro, ha colpito tutti”. Belle parole a cui non c’è stato un seguito, come era ampiamente prevedibile.

Non c’era, ovviamente, solo lo Ius soli ad animare le intenzioni del neo deputato. Un’altra bandiera lettiana era il voto ai sedicenni. La definiva una legge “urgente”, perché - insisteva Letta - “occorre dire a quei giovani che abbiamo fotografato nelle piazze, lodando i loro slogan e il loro entusiasmo: vi prendiamo sul serio e riconosciamo che esiste un problema di sottorappresentazione delle vostre idee, dei vostri interessi”. Frasi che riecheggiavano, potenti, durante il primo discorso da leader del partito. La discussione è durata lo spazio di qualche ora, al massimo pochi giorni. I sedicenni stanno ancora attendendo di sapere cosa il Pd stia facendo nel concreto per dargli in voto.

Chi ricorda il ddl Zan?

E cosa dire del ddl Zan? In piena estate Letta aveva mostrato i muscoli, promettendo uno scontro totale per arrivare all'approvazione del provvedimento, così come era stato licenziato dalla Camera (dalla vecchia maggioranza giallorossa). Tanto da rifiutare i tentativi di dialogo di Matteo Salvini con Matteo Renzi nei panni del mediatore. “Quando andremo a settembre in aula discuteremo, come sempre abbiamo detto, con la convinzione del fatto che questo è il testo migliore”. Settembre è passato, è arrivato l'autunno e il calendario segna ormai la metà di ottobre. Il provvedimento, al Senato, è finito nelle secche del braccio di ferro tra forze politiche. Così si perde nel vento “la voglia di ascoltare tutti” affinché “il Parlamento possa dire la sua e con la massima trasparenza” che decantava il segretario dem a luglio. Appena tre mesi fa.

Tassa di insuccesso

Ma non di soli di diritti si nutre leadership di Letta. Chi ricorda la pervicace battaglia annunciata sulla tassa di successione? Correva il mese di maggio quando è stata avanzata l’idea di una maggiorazione dell’imposta sui patrimoni sopra un milione di euro per destinare la dote ai giovani. “Questo intervento deve entrare in una riforma fiscale complessiva, ne ho parlato con Draghi”, scandiva in piena primavere Letta. Evidentemente il presidente del Consiglio ha ascoltato per cortesia, ma non si è lasciato sedurre dall’ipotesi. Nell’agenda di Palazzo Chigi non è mai entrata la questione della tassa di successione. “Io sono tornato qui per questo, per aiutare i ragazzi e dare un aiuto. Non mollo”, vaticinava il segretario dem. Magari non avrà mollato, ma di sicuro il tema è sparito dai radar, anche solo come ipotesi di scuola.

E infine? Ecco un altro punto in agenda, quello che mette insieme Letta al Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte: l’introduzione del salario minimo. “È tempo di aprire in Italia una discussione sul tema, è una battaglia che porteremo avanti”, ha scandito di recente.

Se questo è l’andazzo, sembra l’assicurazione sulla vita per chi si oppone al salario minimo.

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