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La sinistra usa una lettera scritta nel Ventennio per attaccare Salvini

In queste ore, su Twitter, circola la foto di una lettera del 1930 in cui i genitori di un bimbo rifiutavano la proposta del maestro del figlio di iscriverlo all'Opera nazionale balilla. "Non abbiamo bisogno di odio". E i sinistri citano Salvini

La sinistra usa una lettera scritta nel Ventennio per attaccare Salvini

Cinquecento retweet e quasi 2 mila mi piace in nemmeno mezza giornata. Sono le condivisioni e i like raccolti tra ieri e oggi su Twitter dalla lettera pubblicata da un profilo riconducibile alla sinistra. La lettera, datata 20 ottobre 1930, è firmata Magnani Giovanni. Un antifascista che aveva scritto al maestro del figlio per respingere la sua proposta di iscriverlo ai balilla, l'organizzazione giovanile istituita nel 1926 dal regime fascista per l'assistenza e l'educazione fisica e morale della gioventù. "Mio figlio non può iscriversi per i Balilla: siamo poveri e non abbiamo bisogno di odio", il testo della lettera che ha fatto un boom di clic.

Era scontato. Da quando la discussione politica si è spostata dalle piazze reali a quelle virtuali, i militanti si contano con due strumenti ritenuti particolarmente efficaci: il like e la condivisione. Solo che, nel caso di questa lettera vergata dalla mano di un oppositore di Mussolini, molti di coloro che hanno ritwittato vedono un riferimento alla realtà che ci circonda. E a Matteo Salvini, considerato un avversario da abbattere per le sue idee e quindi, per molte persone, sbagliate a prescindere.

Ecco alcuni dei commenti pubblicati in risposta al post: "Mi chiedo quando il Ministro dell'Interiora fonderà qualcosa di simile. I Bullilla, magari", scrive uno. "Forse oggi verrebbe definito radicalchic", ribatte un altro. "Di chi è? Sua personale? E' una delle più belle cose che io abbia mai letto, grazie per averla citata e mostrata. Io sono di Parma, conosco da sempre la grande, nobile umanità dei miei vicini reggiani, stimatissimi...

", il commento pubblicato da un'altra utente ancora che, ovviamente, si definisce antifascista.

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