Coronavirus

La lettera di Conte: "Il piano in 7 punti per la ripresa. Si cambia l’abuso d’ufficio"

Tanti i cambiamenti sul tavolo, con al centro l’uso dei fondi europei. Tempi più brevi per quanto riguarda la giustizia e nuove infrastrutture

La lettera di Conte: "Il piano in 7 punti per la ripresa. Si cambia l’abuso d’ufficio"

Il premier Conte ha scelto di scrivere una lettera al Corriere per spiegare cosa sta architettando e metter nero su bianco il suo piano strategico. Un piano che prevede 7 punti fondamentali. Con al centro i fondi europei e, ricordiamo, oggi la Commissione europea annuncerà la sua proposta di Recovery Plan. L’obiettivo è quello di non farci trovare impreparati, come spesso è avvenuto, in modo da avere ben chiaro un piano finalizzato alla ripresa e all’utilizzo dei fondi che l’Europa metterà a disposizione. Conte è certo di riuscire a trasformare la crisi in una opportunità. Ma come? Attraverso alcune azioni fondamentali che dovrebbero recuperare il netto divario economico e produttivo che c’è al momento tra l’Italia e gli altri Paesi dell’Unione. E qui la missiva prosegue elencando i 7 punti che dovrebbero servire al rilancio.

In 7 punti il rilancio dell'Italia

Primo punto: la modernizzazione del Paese. Che significa introdurre “incentivi alla digitalizzazione, ai pagamenti elettronici e all’innovazione”. In che modo? Sollecitando la diffusione della identità digitale, rafforzando l’interconnessione delle banche dati pubbliche e realizzando la banda larga in tutto lo Stivale. Anche perché con l’emergenza coronavirus siamo stati catapultati da un giorno all’altro in un mondo che non è che proprio conoscevamo benissimo: quello digitale. Smart-working e didattica a distanza, almeno all’inizio, non sono stati una passeggiata. Quello che si prefigge Giuseppi è riuscire a rendere le nuove tecnologie accessibili a tutti, anche ai portafogli.

Secondo punto: favorire le innovazioni. Moltiplicando “gli strumenti utili a rafforzare la capitalizzazione e il consolidamento delle imprese”, cercando di sostenere le filiere produttive, rivolgendo una particolare attenzione a quelle che hanno accusato maggiormente gli effetti della crisi.

Il terzo punto affrontato riguarda gli investimenti pubblici e privati e, fosse vero, una riduzione drastica della burocrazia. E qui entrano in gioco i fondi europei. Potranno infatti servire per realizzare le infrastrutture strategiche, come per esempio le reti telematiche, quelle idriche e quelle energetiche. Il governo poi, a detta di Conte, starebbe già pensando a come sbloccare le opere pubbliche, attraverso un intervento normativo temporaneo. Da una parte si dovrà dare per forza un taglio alla burocrazia, dall’altra sarà anche fondamentale controllare la legalità, per evitare che organizzazioni criminali possano approfittarne. I funzionari pubblici dovranno prendersi le proprie responsabilità. Su quelli onesti verrà evitata una eccessiva incertezza giuridica. Cambiando l’abuso di ufficio.

Tra modernizzazione e riforme

Il quarto punto, ne mancano ancora tre, riguarda una decisa transizione verso un’economia sostenibile. Oltre a uno sguardo al dreen deal europeo, dovrà essere rivolta a tutelare e promuovere il nostro paese dal punto di vista paesaggistico e culturale, i nostri punti di forza. Con priorità alla transizione energetica. Il premier vorrebbe un vaccino anche per il cambiamento climatico ma sa che difficilmente si troverà. Ecco, accontentiamoci per il momento di trovare quello contro il Covid.

Un altro punto importante, il quinto, punta sull’investimento al diritto allo studio e all’innovazione dell’offerta formativa. In poche parole per far arrivare “l’Italia tra i primi posti in Europa per giovani con titoli di studio universitario”. Per fare ciò serve un piano di ricerca pubblico/privato su tecnologie digitali, transizione ecologica, medicina personalizzata e inclusione e benessere sociale.

Il sesto e penultimo punto parla dei tempi della giustizia penale e di quelli della giustizia civile. Decisamente troppo lunghi. Su questo punto l’invito di Conte, rivolto a tutti i gruppi parlamentari, è quello di confrontarsi velocemente. Secondo il premier, migliorare il diritto societario, oltre a rendere più competitivo il nostro ordinamento giuridico, potrà attirare anche investitori, non solo italiani, ma anche esteri.

E siamo giunti al settimo e ultimo punto, quello della riforma fiscale. Seria. Perché, come definito dal presidente del Consiglio, il fisco che abbiamo adesso è iniquo e inefficiente. “L’attuale disciplina fiscale è un dedalo inestricabile”. Vuole riordinare il sistema delle deduzioni e delle detrazioni. Parola d’ordine è fare pulizia. Fare quindi un distinguo tra debiti che si possono ancora recuperare e quelli che invece no. Andati. Ecco i sette punti racchiusi nel Recovery Plan di Conte.

E pensare che fino a pochi giorni fa era il Covid lo spauracchio maggiore.

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