Lettieri ha un asso nella manica: il condono

Manovra per recuperare 40-50 milioni: somma tra il 15 e il 20% per sanare multe e tributi

Simone di Meo

Napoli Asso nella manica di Gianni Lettieri per vincere il ballottaggio contro il sindaco uscente Luigi de Magistris, il prossimo 19 giugno, è una semplice parolina: condono. Una manovra che il candidato del centrodestra ha studiato nei dettagli per stanare gli indecisi e il popolo dell'astensione che è ancora il primo partito a Napoli dove ha votato solo il 54,14 per cento degli aventi diritto con un calo, rispetto alle comunali del 2011, del 6,20%.

La sanatoria prevede il pagamento di una somma oscillante tra il 15 e il 20 per cento per multe e tributi comunali non prescritti, senza l'aggravio di interessi o sanzioni. Una mini-finanziaria municipale che consentirebbe di raggiungere un triplice obiettivo: regolarizzare la posizione di moltissimi cittadini, che così potrebbero estinguere rilevanti esposizioni debitorie evitando di svenarsi; recuperare dai 40 ai 50 milioni di euro da investire in attività di sostegno alle fasce deboli e all'innovazione e all'imprenditoria giovanile; e iniziare a eliminare da un bilancio dopato crediti difficilmente esigibili alle condizioni attuali.

Sul piano elettorale, Lettieri non cercherà però endorsement dalle coalizioni uscite sconfitte dal primo turno né tantomeno chiuderà accordi sottobanco col Pd. «Voglio confrontarmi con tutte le forze sane ha rivendicato che vogliono il cambiamento. Io vengo dal popolo e al popolo rispondo». Il punto di convergenza sarà la proposta politico-amministrativa. «A Renzi dico: con me sindaco fiato sul collo e alle parole seguono i fatti. Io parlo di programmi, non tiro per la giacca nessuno».

Tutt'altra aria si respira sulla riva opposta del Golfo dove i dem sono alle prese con le ire del premier che ha promesso l'azzeramento della segreteria provinciale e una robusta raddrizzata a quella regionale. Matteo è furioso coi dirigenti napoletani per il risultato sconfortante di Valeria Valente ma soprattutto per averlo coinvolto nella debacle facendogli mettere la faccia il venerdì prima dell'apertura dei seggi. Arriverà un commissario, nei prossimi giorni. Probabilmente l'incarico toccherà al deputato Ernesto Carbone, renziano di rito ultraortodosso. Una reazione così dura non era arrivata nemmeno nei giorni tempestosi delle indagini a carico del presidente campano del partito Stefano Graziano, sott'inchiesta per concorso camorristico, e in occasione delle contestatissime primarie di marzo con scambi di soldi davanti ai seggi, e biglietti dell'autobus e caffè offerti agli elettori in cambio di una preferenza. Un mercato delle vacche che aveva fatto sbottare lo sfidante sconfitto Antonio Bassolino che, proprio ieri, ha chiuso il cerchio con una serie di bordate contro gli ex compagni.

«Peggio non si poteva fare ha detto Abbiamo perso senza neanche combattere. Non siamo andati al ballottaggio e non si è combattuto neanche al primo turno». La colpa, a sentire l'ex sindaco e governatore, è tutta del gruppo di governo dirigente partenopeo. «Il contributo del Pd è stato immenso. Troppo facile scaricare su Ala. Il problema è il Pd che non ha fatto il Pd».

Salva il presidente del Consiglio, ma non troppo.

«Renzi avrebbe già dovuto a gennaio prima delle amministrative cambiare la squadra di governo e di partito. Di Roma, Napoli e Milano si è interessato oppure no? Secondo me no. E allora che fa a fare il segretario? Per me lo deve fare ma deve avere una squadra autorevole».

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