L'Europa finge di fare pace ma prepara la maxi stangata

Juncker smorza i toni: "Buone le relazioni con Roma, solo parole maschie". Ma pretende che il governo italiano rinunci alla flessibilità. Scontro sul braccio destro del presidente Ue

L'Europa finge di fare pace ma prepara la maxi stangata

Pace condizionata, fatta di dichiarazioni distensive nei toni e messaggi poco rassicuranti sulla legge di Stabilità. A una settimana dall'affondo di Jean-Claude Juncker si dirada un po' di nebbia sulle priorità di Bruxelles. A non piacere è la politica economica di Matteo Renzi. Non a caso preso di mira sullo stesso tema anche dalla Bce. Non passa l'idea che l'Italia abbia chiesto di sforare i patti europei per 10 miliardi oltre ai 6,4 già ottenuti.Ad abbozzare il punto di caduta della crisi italo-europea ieri è stato il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, a Davos per i lavori del World economic Forum. Prima la mano tesa. «La Commissione non può essere accusata di agire contro l'Italia. Non c'è nessuna guerra». Poi le condizioni per fare «abbassare la tensione per lavorare su basi oggettive in un clima amichevole». Riconoscere che sui conti, ci sono già state fatte concessioni. «Quale altro Paese - spiega Moscovici - gode e può beneficiare di tutta la flessibilità prevista nel Patto di Stabilità e crescita? La clausola sugli investimenti? Nessun altro Paese. La clausola sulle riforme strutturali? Nessun altro Paese. E dobbiamo anche prendere in considerazione che l'Italia sta accogliendo molti rifugiati».Analisi che apre la strada a un compromesso che costringerebbe il governo italiano a rimettere mano alle grandi cifre della Stabilità. Magari rinunciando a quattro dei 10 miliardi extra messi a bilancio, senza un accordo preventivo.Poi, facendosi carico per intero del contributo richiesto all'Italia dei fondi destinati alla Turchia per fronteggiare la crisi dei rifugiati, cioè 300 milioni di euro.L'Italia potrebbe ottenere in cambio l'ennesimo impegno a ricollocare i migranti che arrivano in Italia (via mare quindi senza possibilità di respingerli) tra i Paesi membri. Con tutte le incognite che una scelta di questo genere comporta.Quando la soluzione alla fiammata Renzi-Juncker verrà allo scoperto, spiegava ieri una fonte europea, entrambe le parti canteranno vittoria. «Ma per capire chi ha veramente vinto bisognerà vedere nel dettaglio cosa succede sui singoli dossier. Sull'immigrazione e, soprattutto, sulla flessibilità».Ieri lo stesso Juncker ha fermato il botta e riposta che va avanti da quasi una settimana. «C'è stato uno scambio di parole maschie e virili, ma è normale in democrazia e non avrà conseguenze». Le relazioni tra la Commissione e Renzi «sono buone». Il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz, ha assicurato che l'Italia «non è un problema» in particolare sul dossier Turchia e immigrazione. «È un Paese fantastico e incantevole, con personalità affascinanti». Il sottosegretario agli Affari europei Alessandro Gozi ha fatto sapere di preferire le fonti ufficiali ai retroscena. «Ci interessano molto di più, ovviamente, le dichiarazioni del presidente Juncker rispetto alle fonti anonime di Bruxelles dei giorni scorsi».Il problema è che nel merito di soluzioni per il momento non se ne vedono. Lo stesso Juncker ieri ha frenato sull'ipotesi di un rafforzamento dell'impegno europeo per la redistribuzione dei migranti. Il gruppo del Pd in Europa, ha messo un carico da novanta.

Nicola Danti, europarlamentare del Pd molto vicino a Matteo Renzi, ha presentato un'interrogazione contro Martin Selmayr, capo di gabinetto tedesco del presidente Jean-Claude Juncker. L'accusa è di avere passato «ad alcuni stati membri» delle informazioni rilevanti.

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