L'appunto

L'ex premier sfida tutti ma con lo share ha già perso

L'ex premier sfida tutti ma con lo share ha già perso

Chissà se il dato sugli ascolti tv di mercoledì sera riuscirà a far breccia nelle inespugnabili certezze di Matteo Renzi. L'ex premier, infatti, è tornato in scena più deciso che mai e con il pretesto di presentare il suo nuovo libro, Avanti, ha deciso con scientifica premeditazione di menare schiaffoni a destra e a manca, puntando il dito contro tutti e discolpando da qualsivoglia responsabilità solo se stesso. Una due giorni martellante, con quattro ospitate in altrettanti programmi televisivi e una presenza costante sui social. Di fatto l'inizio della campagna elettorale che ci accompagnerà di qui alle elezioni del 2018.

Quel che non è ovviamente passato inosservato non è tanto l'approccio vagamente populista scelto dal segretario del Pd, quanto la sicumera con la quale Renzi dispensa giudizi sommari su tutto e tutti, che siano le istituzioni europee di Bruxelles, il suo predecessore a Palazzo Chigi Enrico Letta, il suo ex segretario di partito Pier Luigi Bersani e chi più ne ha più ne metta. Nessuno è immune agli strali renziani che spesso e volentieri in queste ultime ore hanno dato l'impressione di essere dettati più dal livore che da un calcolo politico lucido. Eppure Renzi ha già commesso una volta l'errore di essere e soprattutto mostrarsi troppo sicuro di sé e come è finita è storia nota, visto che la batosta referendaria dello scorso 4 dicembre l'ha costretto prima alle dimissioni da premier e poi ad un bagno d'umiltà i cui strascichi non sembrano ancora finiti.

Eppure, nonostante la provenienza dalla scuola Dc, l'ex premier sembra ripetere lo stesso canovaccio dello scorso anno, forse con l'aggravante di un malcelato risentimento che spesso e volentieri pare trascendere o nel rancore o nello scherno. In molti, tra i pochi della cerchia ristretta a cui Renzi di tanto in tanto dà ascolto, hanno provato a metterlo in guardia da questi eccessi e ancora in queste ore qualcuno di loro è tornato alla carica. Ma - per usare le parole di uno di loro - sul punto «Matteo non ci sente».

Chissà non possa scalfire le sue convinzioni il dato sugli ascolti di due sere fa, quando il segretario del Pd è stato ospite su La7 di Bersaglio mobile, la trasmissione di Enrico Mentana. Davanti alla tv lo hanno guardato in 713mila, per uno share del 3,82%.

Per una prima serata, davvero un flop.

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