Guerra Libia

Libia nel caos: lo scontro tra milizie causa 55 morti

È di 55 morti e 146 feriti il bilancio degli scontri di martedì a Tripoli, che hanno interrotto una fase di relativa tranquillità in LIbia. I combattimenti sono iniziati dopo che il colonnello Mahmoud Hamza, comandante della Brigata 444, è stato arrestato lunedì scorso dalle forze della milizia di deterrenza «Rada» per motivi ancora non chiari

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È di 55 morti e 146 feriti il bilancio degli scontri di martedì a Tripoli, che hanno interrotto una fase di relativa tranquillità in LIbia. I combattimenti sono iniziati dopo che il colonnello Mahmoud Hamza, comandante della Brigata 444, è stato arrestato lunedì scorso dalle forze della milizia di deterrenza «Rada» per motivi ancora non chiari. Poi Hamza è stato liberato ma nel frattempo si era scatenato il caos, che ha portato anche alla sospensione dei voli e all'evacuazione degli aerei nell'aeroporto civile della capitale libica.

I combattimenti tra la Rada e la Brigata 444, due delle tante formazioni sorte dopo la caduta di Muammar Gheddafi nel 2011, sono scoppiati lunedì notte a sud-est della capitale: 234 famiglie e decine di medici e infermieri stranieri sono stati evacuati dalle zone meridionali della città e sono stati allestiti tre ospedali da campo e mobilitate una sessantina di ambulanze per soccorrere i feriti militari e civili. A fine maggio i due gruppi si erano scontrati nel centro della città, provocando lievi feriti. Sia la Rada Force che la Brigata 444 sono allineate con il governo di Dbeibah, insediato a Tripoli e riconosciuto dall'Onu e sono tra i più potenti gruppi armati di Tripoli. La Brigata 444 fa capo al ministero della Difesa ed è considerata il più disciplinato dei gruppi armati occidentali. La Rada Force funge da polizia a Tripoli e si dichiara indipendente dal governo.

«L'Unione europea segue con grande attenzione e preoccupazione gli ultimi eventi violenti in Libia ed esorta tutte le parti a continuare ad astenersi dalle ostilità armate e ad impegnarsi nel dialogo», dice l'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell.

Preoccupato anche il governo italiano: «La priorità dell'Italia resta la stabilizzazione della Libia, senza violenza né interferenze, e avviare un percorso verso elezioni democratiche», dice il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che poi nota: «È stato un errore gravissimo lasciare ammazzare Gheddafi, non sarà stato il campione della democrazia, ma finito lui, è arrivata in Libia e in Africa l'instabilità».

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