Cronache

L'incanto dello sport

L'incanto dello sport

È come strapparsi la pelle di dosso, liberarsi di un pezzo della propria vita, fare un po' a meno di se stessi. Capita quando la gloria non serve a pagare i debiti, quando la vita ti presenta il conto. Borg mise in vendita tutte le sue racchette e i trofei del Grande Slam per sistemare qualche investimento andato male. Una buona fetta del patrimonio lo comprò Andrè Agassi. Un servizio perfetto.

Abdul-Jabbar consegnò alle aste una bella fetta dei trofei conquistati in carriera, per girare il ricavato alla fondazione (sua) che aiuta bambini in difficoltà. Il pezzo più caro: un anello da quasi 400mila dollari. Venduto sull'unghia. Muhammad Alì i suoi cimeli li mise invece a disposizione della lotta contro il Parkinson. Su uno dei guantoni c'era scritto: «Aiutare gli altri è il prezzo che paghiamo sulla terra per avere un posto in Paradiso». Decidono le separazioni sanguinose, le bancarotte improvvise, gli investimenti sballati. O forse la voglia di sentirsi leggero, di liberare banalmente gli armadi. Sic transit gloria mundi.

Così pezzi di storia finiscono all'incanto, al buon cuore di chi li ha amati, perchè custodiscono anche le emozioni di chi l'impresa l'ha vissuta senza esserne protagonista e certe emozioni, si sa, non hanno prezzo. Molti di questi alle 15 di oggi saranno protagonisti dell'asta Bolaffi di Sport Memorabilia, in modalità internet live sul sito web della casa d'aste www.astebolaffi.it. E c'è di che rifarsi gli occhi. C'è la maglia che Pelè indossò nell'amichevole Brasile-Jugoslavia del luglio 1971, a Rio de Janeiro. Certo è una delle 92 vestite dalla Perla nera, e nemmeno una delle più importanti, ma è pur sempre uno dei mantelli originali di o'Rey, tanto basta perchè la quotazione base oscilli tra le 10 e i 15mila euro. Quella di Maradona invece, bianca, del Napoli, è sui 3500 euro; azzurra e firmata mille euro in meno. Ci sono quella dell'Italia, con il numero 6, che Gaetano Scirea esibì ai Mondiali del Messico, vinti da Maradona (lotto 179, 2.000-2.500 euro), e quella di Gianpiero Marini, la numero 11, Mundial 1982, (lotto 181, 3.000-3.500 euro). E poi le maglie di Del Piero e Totti, di Schevchenko e Figo, di Baggio e Mancini. E chicche come la maglia con la croce di San Giorgio che Antonio Valentin Angelillo, indossò nella squadra «Milan-Inter», formata, caso più unico che raro, dai campioni delle due squadre, nell'amichevole con il Chelsea nel 1965 (lotto 164, 2.500-3.000 euro). Così bella da meritare la copertina del catalogo. Emoziona poi quella del Tour de France del 1952 di Fausto Coppi considerato che quest'anno è stato il centenario dalla nascita, che il Campionissmo regalò al suo meccanico Pinella De Grandi. Volendo c'è anche il suo pigiama: da 3.500 a 5.000 euro.

I cimeli arrivano da musei, scambi di maglie, con Christian Riganò e Vittorio Pusceddu in prima fila, da collezionisti privati, da famiglie, soprattutto di ex magazzinieri, dalla collezione di Atos Pirovano, massaggiatore personale di Felice Gimondi, che ha consegnato tutto, o quasi, quello che aveva. Il milanista Giuseppe Sabadini ha messo all'asta tutte le sue medaglie, compresa quella della finale della Coppa delle Coppe 1973, un tifoso ha consegnato le scarpe di Sivori. Fanno parte delle rarità il biglietto dell'ultima partita del Grande Torino prima di Superga (500-750 euro), la lettera di addio al calcio di Boniperti ((200-250), il contratto con la Juventus di Gabetto, datato 1938 (2000-3000), una mazza da baseball ma di Michael Jordan (500-750). Sembrano coriandoli del tempo che non c'è più.

Ma i ricordi battono dentro gli innamorati come un secondo cuore.

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