Politica

Il linciaggio degli italiani e le scuse di New Orleans (arrivate dopo 128 anni)

La folla uccise 11 immigrati per un omicidio non commesso. Ora il sindaco farà mea culpa

Valeria Robecco

New York È considerato il più grande linciaggio nella storia americana, e uno degli episodi più terribili dell'immigrazione italiana negli Stati Uniti. Negli anni dopo l'Unità d'Italia, quando tantissimi immigrati cercano fortuna Oltreoceano, a New Orleans undici di loro, la maggior parte siciliani, vengono massacrati da una folla inferocita. Era il 14 marzo 1891, e dopo quasi 130 anni, la città della Louisiana è pronta a chiedere scusa per quell'orribile mattanza. Secondo quanto rivela l'Order Sons and Daughters of Italy in America, il 12 aprile il sindaco di New Orleans, LaToya Cantrell, presenterà le scuse ufficiali della città davanti alla comunità italoamericana, all'American Italian Cultural Center.

Un riconoscimento forse tardivo, ma che ha comunque un grande valore simbolico. A partecipare al linciaggio furono dalle 3 mila alle 20 mila persone. Per il Washington Post fu una folla di 8mila cittadini a riunirsi su Canal Street, in preda a una «furia ingovernabile». Tutto iniziò dopo l'omicidio, nell'ottobre 1890, del capo della polizia locale David Hennessy, che sarebbe stato legato alla famiglia dei Provenzano. Era un'epoca in cui nella città della Louisiana vi era un forte sentimento anti-immigrati, e nei giorni seguenti alla morte del commissario, la polizia effettuò indagini quasi completamente incentrate sulla colonia di italiani presenti a New Orleans: ne vennero arrestati 19, di cui undici erano accusati di aver avuto un ruolo diretto nell'omicidio di Hennessy.

Nel marzo del 1891 otto degli undici imputati, al termine di un controverso processo in cui gli inquirenti tentarono di creare prove inesistenti, vennero giudicati non colpevoli. Mentre la comunità italiana festeggiava, cresceva la rabbia della popolazione americana che giudicava il processo contro i siciliani una farsa, e il malcontento iniziò a sfociare in violenza. La folla attaccò il carcere dove gli undici italiani erano detenuti, prima che venissero rimessi in libertà. Due immigrati furono impiccati, e gli altri uccisi a colpi di fucile: il quotidiano della capitale parla di corpi «crivellati di proiettili o impiccati ai lampioni». Il massacro creò una frattura profonda tra i due governi, l'Italia ritirò il suo ambasciatore e fu uno dei periodi di massima tensione tra il nostro Paese e gli Usa. A porvi rimedio fu il presidente americano Benjamin Harrison, che decise di risarcire le famiglie delle vittime: un'ammissione di colpa, di fatto, pur se per le scuse ufficiali si è dovuto attendere oltre un secolo. Michael Santo dell'Order Sons and Daughters of Italy afferma che si tratta di una «ferita di vecchia data» per la comunità italoamericana. Per questo la commissione a inizio anno si è messa in contatto con il sindaco, chiedendo le scuse pubbliche della città. Cantrell ha aderito alla proposta, e ora dal suo ufficio è arrivata la conferma della proclamazione, in programma il 12 aprile. Per Santo, Cantrell è stata «la donna giusta al momento giusto» per riconoscere uno degli aspetti più oscuri della storia di New Orleans.

«Ci vuole coraggio per farlo, ma la gente vuole vedere questo, soprattutto oggi», continua: a nome della comunità, «grazie, grazie, grazie».

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