Cellule legate allo Stato islamico, bombe fatte in casa con le pentole a pressione ed un livello di allerta «alto» sono i campanelli d'allarme che da almeno un anno legano con un filo del terrore la Grande Mela ed il confinante stato del New Jersey. Sulla pagina della sicurezza interna dello stato americano più densamente popolato il livello di minaccia per attacchi di adepti di organizzazioni islamiche internazionali, come l'Isis, è «alto» da maggio. Ahmad Khan Rahami, il giovane afghano arrestato dopo una sparatoria per le bombe a New York e nel New Jersey, viveva e lavorava ad Elizabeth, un piccolo centro dall'altra parte del fiume Hudson rispetto a Manhattan. A soli 38 chilometri da Fort Lee, dove si sono conosciuti e radicalizzati, sui banchi di scuola, i membri di una cellula delle bandiere nere finiti dietro le sbarre nel 2015.
Lo scorso anno, 5 dei 66 arresti negli Stati Uniti di adepti del terrore islamico internazionale, sono avvenuti proprio nel New Jersey. I due fratelli Alaa e Nader Saadeh facevano «parte di un gruppo più ampio con membri a New York, che hanno cercato di raggiungere la Siria per arruolarsi nell'Isis», si legge sul sito della sicurezza interna americana. I fratelli del terrore finiti dietro le sbarre fra la primavera e l'estate del 2015 avevano anche pianificato di compiere un attentato a New York, con una bomba nella pentola a pressione, come quella esplosa sabato sera. Nader era stato fermato ad Amman, capitale della Giordania, dove era arrivato il 5 maggio dello scorso anno con un volo dall'aeroporto Jfk di New York. In seguito è stato rimandato nel New Jersey. E lo scorso novembre si è dichiarato colpevole di appartenere allo Stato islamico. Nader aveva frequentato la scuola superiore a Fort Lee con Samuel Topaz, classe 1994, figlio di padre ebreo e madre cristiana. Il capo cellula era riuscito a convertire il compagno di banco all'Islam facendolo diventare Samuel Rahamin Topaz. Guarda caso un nome molto simile a quello dell'afghano arrestato per le bombe di New York.
Topaz si presentava su Facebook come «l'angelo della carneficina» ed era un discreto cantante rap. Il suo mentore, Nader è stato registrato dall'Fbi mentre appoggiava esplicitamente «l'uso di decapitazioni e stragi di massa per imporre l'agenda» dell'Isis.
Della cellula fra il New Jersey e New York faceva parte anche Munther Omar Saleh, 20 anni, arrestato lo scorso anno nel Queens, vasto quartiere popolare della Grande mela. L'aspirante stragista voleva far scoppiare una bomba fatta in casa sul ponte George Washington. Una copia dell'ordigno con la pentola a pressione utilizzato per la strage della maratona di Boston nel 2013, simile alle bombe trovate nelle ultime 72 ore fra New York ed il New Jersey. Altro adepto della cellula era Fareed Mumuni, 21 anni, di Staten Island (NY) che ha assalito gli agenti dell'Fbi con un coltello quando sono andati ad arrestarlo.
Quasi tutti gli aspiranti terroristi del Califfo sono giovani al di sotto dei 25 anni e cittadini americani di famiglie originarie da paesi islamici a rischio.
Oltre al super ricercato afghano finito in manette, l'antiterrorismo ha fermato 5 persone della stessa famiglia, a bordo di un Suv vicino al ponte Verrazzano, che congiunge il New Jersey con Manhattan. Non è chiaro se sono coinvolti nella minaccia delle bombe delle ultime ore, ma lo stato confinante con New York è infiltrato da estremisti islamici naturalizzati negli Stati Uniti. Nel gennaio 2015 è finito in manette Tairod Pugh dopo essere volato prima in Egitto e poi in Turchia per raggiungere probabilmente i gruppi armati del terrore in Siria.
Secondo la sicurezza interna Usa gli stati contigui di New York, Pennsylvania e New Jersey nel 2015
«hanno registrato il 30% degli arresti a livello nazionale» di terroristi islamici legati a reti internazionali «uno per un attacco, cinque per un complotto e 14 per appoggio materiale» alle bandiere nere oppure ad Al Qaida.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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