Berlusconi non arretra di un millimetro. Dopo la richiesta di una verifica, il presidente di Forza Italia si mostra convinto che l'unica soluzione per il dopo Draghi sia il voto. Nel corso della riunione di lunedì sera ad Arcore con i vertici del partito si è continuato, dopo una giornata già di per sé convulsa con le fibrillazioni dei grillini e la «visita» di Draghi al Quirinale, a parlare del futuro di questa maggioranza ma soprattutto del futuro del Paese.
«Non è ammissibile - ha spiegato il leader azzurro ai presenti - che un governo vada avanti quando una delle forze che dovrebbe sostenerlo mostra più volte di volersi dissociare non votando provvedimenti usciti da Palazzo Chigi». La verifica, insomma, per Forza Italia non è più differibile. Ne va dell'autorità di Draghi e ne va soprattutto del rispetto, dicono gli azzurri, dovuto agli italiani.
Dall'esperienza di queste ultime giornate, Berlusconi ha tratto alcune convinzioni. La prima riguarda appunto i Cinquestelle: «È di sicuro l'ultima volta che staremo al governo con loro». La seconda riguarda il voto. «Nessuna paura per l'esame elettorale - dice ai suoi -. Alle elezioni anticipate possiamo presentarci senza complessi di inferiorità. Sono sicuro che il nostro sarebbe un risultato a doppia cifra».
Questa è l'ultima volta che parteciperemo, spiega, «a un governo con i Cinque Stelle. Non hanno alcun futuro e alcuna prospettiva, tanto è vero che la parte più avveduta politicamente li ha lasciati». Sul piano prettamente politico, poi, il presidente di Forza Italia confessa ai suoi di aver apprezzato la scelta di Luigi Di Maio («Ha capito che i Cinquestelle non hanno alcun futuro») e di vedere nelle manovre per la costruzione di un «centro», un soggetto «piccolo piccolo, affollato soltanto di leader».
Ieri poi le parole di Draghi sono intervenute a rasserenare il campo. Dopo l'incontro del premier con i sindacati e le sue rassicurazione sulla contrattazione collettiva e salario minimo, in Forza Italia hanno apprezzato che il riferimento del premier andava non alle richieste della sinistra ma a quanto deciso e votato dall'Unione europea in termini di contrattazione collettiva. «Più che un salario minimo, riforma difficilmente applicabile nel sistema-lavoro del nostro Paese - suggerisce Alessandro Cattaneo, responsabile dei dipartimenti di Forza Italia -, servirebbe rimodulare i contratti passando dalla certezza della precarietà alla mobilità della stabilità. Noi vogliamo cambiare il paradigma di approccio al mondo del lavoro. Vogliamo garantire a tutti i lavoratori stessi diritti ed eguali doveri, meno tasse e più soldi in busta paga».
Nell'immediato, però, suggerisce la vicepresidente del gruppo al Senato, Licia Ronzulli, «serve una maggioranza unita e coesa per sostenere famiglie, lavoratori e imprese. Una necessità che non può tradursi nel tentativo di qualcuno di piantare bandierine per cercare un facile consenso e, al contempo, di far traballare il governo». Insomma i 5S, secondo la Ronzulli, devono dare una risposta chiara: «Devono scegliere tra gli italiani e le loro bandierine». «Il governo deve andare avanti - conclude - e può farlo anche senza chi continua a ricattare il Paese». «Ogni forza politica entrata a far parte di questo esecutivo - le fa eco il compagno di partito Giuseppe Moles, sottosegretario all'Editoria, nel corso di un'intervista a Tgcom 24 - lo ha fatto mettendo da parte una serie di legittimi interessi di partito. Noi come Forza Italia abbiamo fatto tanti passi di lato per sostenere responsabilmente questo esecutivo.
Non si capisce quindi perché una forza politica debba fare propaganda in questa maniera pensando alle elezioni». «I 5S - conclude Moles - pretende rispetto su alcune proposte ma deve anche imparare a rispettare gli altri».
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